“Smoda” a Palermo: la sfilata-performance che riscrive il linguaggio della moda urbana
“Smoda”: la sfilata-performance – “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita.” Chiunque abbia camminato almeno una volta davanti al Teatro Massimo di Palermo, conosce queste parole scolpite sul suo frontone.

Non sono solo un motto, ma una direzione, un invito. E forse anche una verità che, in certe sere, si fa tangibile. Perché a Palermo l’arte non è mai stata separata dalla vita: è intreccio, voce, materia viva che pulsa nei quartieri, nei volti, nelle piazze.
Sulla scalinata monumentale del Teatro Massimo di Palermo, martedì 8 luglio 2025 è andata in scena la sesta edizione di “Smoda”, sfilata-performance ideata e curata da Skip La Comune in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Un evento che, più che una semplice passerella, si è configurato come un’opera corale site-specific, in cui moda, arte visiva e azione teatrale hanno costruito un lessico contemporaneo per parlare di potere, corpi e trasformazione sociale.
Sulla scalinata del Teatro Massimo di Palermo va in scena Smoda 2025. Presentano Cristiano Pasca e Sonia Hamza.
L’evento è organizzato dall’Associazione Culturale Punta Comune, con il patrocinio del Comune e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Smoda è un progetto ideato per promuovere giovani stilisti e artisti emergenti siciliani e per valorizzare il patrimonio culturale urbano attraverso i linguaggi della moda, dell’arte e della tecnologia.
Il titolo della serata, “La Tavola del Potere”, ha dato forma a una narrazione in tre atti – Dominio, Rivelazione, Crollo – in cui ogni outfit ha rappresentato un nodo concettuale, un frammento estetico di un pensiero critico più ampio. La moda, così, ha abbandonato i codici del consumo rapido per farsi discorso visivo, rito collettivo, esperienza urbana.
Un’estetica della frizione
I giovani designer dell’Accademia – studenti del Corso di Progettazione della Moda guidato dal docente e fashion designer Sergio Daricello – hanno presentato collezioni che riflettono un’identità fluida, decolonizzata, radicalmente contemporanea. Le silhouette sono ibride, i materiali dialogano tra recupero e sperimentazione, le palette cromatiche alternano l’eccesso alla sottrazione. Non si tratta di semplici esercizi di stile, ma di costruzioni visive che rivelano una riflessione profonda sul ruolo del corpo nello spazio pubblico e nella narrazione del potere.
L’abito, in questa cornice, è segno e strumento: denuncia, emancipazione, utopia. Le proposte sono al tempo stesso esteticamente audaci e teoricamente solide: accostano latex, tessuti naturali e materiali rigenerati; reinterpretano archetipi religiosi e simboli pop; attraversano generi, culture, appartenenze.
Il contesto urbano come dispositivo scenico
Scegliere la scalinata del Teatro Massimo come spazio scenico non è stato un gesto neutro. Simbolo della cultura istituzionale palermitana, il Teatro è stato volutamente riletto come palcoscenico politico, dispositivo aperto, luogo di contatto tra alta cultura e sottosuolo creativo. La città, in questo contesto, non è spettatrice ma parte integrante del rito: Palermo accoglie, riflette, reagisce. E in questo dialogo tra corpi, tessuti e architetture, si disegna una nuova grammatica dell’effimero.
Skip La Comune: pensiero visivo e progettazione radicale
A guidare l’evento è la visione trasversale di Skip, regista e direttore artistico, figura centrale nella scena underground palermitana. La sua idea di moda non prevede confini tra arte, attivismo e design: è un linguaggio integrato, plurale, inclusivo. La sfilata non ha avuto solo il compito di mostrare, ma soprattutto quello di attivare: emozioni, riflessioni, possibilità. Nessun biglietto, nessuna distanza: tutti possono vedere, capire, partecipare.
Tra moda critica e cittadinanza culturale
“Smoda” è oggi uno dei progetti più interessanti del panorama italiano della moda indipendente e formativa. Rappresenta un caso virtuoso in cui un’istituzione accademica pubblica si allea con operatori culturali indipendenti per produrre un linguaggio autonomo, non allineato, capace di parlare non solo agli addetti ai lavori, ma alla collettività tutta.
In una fase storica in cui la moda rischia di ridursi a contenuto seriale da feed social, iniziative come questa riaffermano la moda come gesto politico, spazio critico, laboratorio estetico. “Smoda” non è una sfilata per compiacere, ma per interrogare. Non propone risposte semplici, ma apre visioni. E lo fa nel cuore del Mediterraneo, in una città che sa ancora essere fertile, dissonante, viva.




























