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Studente Unipa fugge all’estero, ma ammette: “Sogno di tornare a Palermo”

Non tutti i giovani palermitani sono esterofili. Non tutti vogliono partire, ma anzi mettere le radici definitivamente nella propria terra natale. Quello di Michele Napoli, nato nel 1995 e laureato a Unipa, è un racconto che rispecchia molti palermitani a cui manca la terra natia.

Subito dopo la triennale, Michele ha deciso di prendere un biglietto di sola andata per Londra. L’ex studente dell’ateneo palermitano ha raccontato la sua storia, così somigliante a parecchi coetanei, in un’intervista al sito cittadino Balarm, che ha affrontato il team dei giovani che fuggono, per qualsiasi motivo, da Palermo.

“Ho sempre avuto voglia di crescere personalmente e professionalmente e quindi ho preso la decisione di allontanarmi da tutti i miei affetti e la mia famiglia per ampliare le mie conoscenze”, ha raccontato Michele.

Ma il sogno del 26enne palermitano è quello di portare le sue conoscenze sull’isola. “Palermo ha un potenziale molto alto, è meravigliosa. È per questo che finito questo percorso di esplorazione e di crescita, vorrei portare a Palermo ciò che ho imparato e che di innovativo ho visto applicato in altri contesti“.


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Studente Unipa fugge all’estero

“Così, magari, potrò realizzare uno dei miei sogni più grandi – ha proseguito-. Ovvero aprire un’azienda che possa portare novità, modernità e aria fresca per un territorio, come quello siciliano, che ha bisogno di rinascere e di puntare nei giovani che spesso invece fuggono perché schiacciati da un’impossibilità di realizzazione”.

Un viaggio inverso, ma non inusuale per i palermitani fuori dall’isola. “Potrebbe essere un viaggio controcorrente dove tutti scappano verso terreni più fertili, ma a me piacciono le grandi sfide. Mi auguro di potermi voltare indietro tra qualche anno e poter dire “ce l’ho fatta nella mia terra“.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”