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Su “Human Reproduction” ricerca del Gruppo Endocrinologia di Unipa

Gruppo Endocrinologia

 

Importanti novità sull’inquadramento diagnostico e terapeutico della Sindrome dell’Ovaio Policistico (Pcos) provengono dal gruppo di Ricerca di Endocrinologia del Dibimis, diretto da Carla Giordano, docente di Endocrinologia, Sezione di Endocrinologia, Diabetologia e Metabolismo Di.Bi.M.I.S. della Facoltà di Medicina e Chirurgia.

«La Pcos è un’affezione endocrina e metabolica molto variegata da un punto di vista clinico, che colpisce il 5-10% della popolazione femminile in età fertile – spiega la prof. Giordano – ed è pertanto considerata il disordine ginecologico più comune delle donne in età riproduttiva. Oltre ad essere la causa più frequente di infertilità, la sindrome spesso grava di manifestazioni quali l’obesità e l’irsutismo che hanno un forte impatto sulla qualità di vita delle pazienti. Inoltre, riconoscere fra le donne con Pcos, quelle a rischio cardiometabolico (non sempre obese), può aiutare a deviare la storia naturale della malattia, intervenendo con modifiche dello stile di vita ed utilizzando farmaci insulinosensibilizzanti come la metformina».

Il dott. Marco Amato, un ricercatore new entry del gruppo di Endocrinologia della prof. Carla Giordano, che aveva modellato nel 2010 un indice di rischio metabolico – basato su semplici parametri come peso, altezza, circonferenza vita, colesterolo Hdl e trigliceridi (Visceral Adiposity Index: Vai) – , ha individuato un preciso cutoff di Vai indicativo di una condizione di rischio cardiometabolico nelle donne con Pcos.

La ricerca, che è stata pubblicata in questi giorni sulla prestigiosa rivista Human Reproduction, organo ufficiale dell’European Society of Human Reproduction and Embryology (Eshre), indica come con l’utilizzo di semplici e non dispendiosi parametri si possano oggi selezionare le donne con Pcos a rischio metabolico (che vanno quindi trattate con farmaci che intervengono sul metabolismo), da quelle che non presentano tale rischio (che vanno trattate con una terapia mirata solo all’iperandrogenismo e/o all’irregolarità ovulatoria).

In questo studio il Vai ha mostrato una superiorità diagnostica rispetto a comuni indici di rischio metabolico quali il Bmi, il rapporto vita fianchi ed ai criteri di rischio suggeriti recentemente dall’Androgen Excess and Pcos Society.

L’individuazione precoce delle donne con Pcos a rischio metabolico potrà, inoltre, impedire che nel futuro e soprattutto nel post-menopausa queste possano incorrere nello sviluppo di una franca sindrome metabolica e di eventi cardio e/o cerebrovascolari.

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A proposito dell'autore

Responsabile Comunicazione Istituzionale Unipa e direttore di Ateneo News