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Theo Baker, lo studente giornalista che ha fatto dimettere il rettore di Stanford

Theo Baker, questo il nome del 18enne prodigio del giornalismo che, a partire dallo scorso novembre, si è reso protagonista di una vicenda quasi impensabile. Lui, matricola dell’Università di Stanford, California, ha deciso di indagare su alcuni articoli scientifici sospetti, a firma del numero uno del suo stesso ateneo.

Fonte foto: New York Times

Come riportato dal ‘Corriere della Sera’, quando aveva comunicato le sue intenzioni, il padre lo aveva messo in guardia: “Attento, sei solo un ragazzino di 17 anni e stai attaccando uno scienziato di fama mondiale”. Ma Theo non ha resistito alla sua curiosità di sapere che a quanto pare ha nel sangue. Il ragazzo è infatti figlio di Peter Baker, capo dei corrispondenti della Casa Bianca del ‘New York Times’, e di Susan Glasser, celebre firma del ‘New Yorker’ dopo anni trascorsi nella redazione del ‘Washington Post’.

Gli articoli di Theo Baker che hanno portato alle dimissioni del rettore

Theo Baker ha quindi continuato con le sue ricerche, arrivando a scrivere una dozzina di articoli sullo ‘Stanford Daily’, giornale dell’Università. Otto mesi dopo, Marc Tessier-Lavigne, rettore da sette anni, nonché neuroscienziato di fama mondiale, ha dato le sue dimissioni a seguito dell’inchiesta interna partita proprio dagli articoli della matricola. Le accuse, fa sapere il ‘Corriere’, erano quelle di aver redatto, come autore e coautore, 12 studi scientifici contenenti dati falsi o copiati con immagini di reperti clinici alterati.

Lo scienziato ha negato di essere il responsabile di questi falsi, ma ha ammesso di aver compiuto delle leggerezze, non controllando i lavori che portavano il suo nome. Da qui la decisione: da settembre non sarà più rettore di Stanford. La sua richiesta è però quella di rimanere all’interno dell’Università per continuare con le sue ricerche sulle malattie neurodegenerative, un campo in cui i suoi studi hanno contribuito in maniera profonda.

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A questo punto ci si chiede lecitamente se, nell’inchiesta del giovanissimo, ci sia o meno lo zampino dei suoi genitori, giornalisti professionisti. Alla domanda loro negano e Theo risponde: “Non sono i miei direttori”. Quello che è certo è che Sam Catania, direttore dello ‘Stanford Daily’, ha imposto al ragazzo un rigido controllo delle fonti e dei contenuti che proponeva.

Il sospetto deriva anche dal fatto che, nel primo articolo di Theo, che porta la data del 29 novembre, il novello giornalista dimostra come alcuni paper di Tessier-Lavigne contengono analisi e numeri copiati o errati anche attraverso l’aiuto fornito dalle analisi di una scienziata collaboratrice del ‘New York Times’. Ma sospetto o non sospetto, è indubbio che Theo abbia ereditato metodo e tenacia, due strumenti fondamentali del buon giornalista, che gli hanno permesso di andare a fondo nella vicenda e di aggiudicarsi il premio George Polk AwardE’ il più giovane vincitore a riceverlo.

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Una nuova inchiesta del 18enne?

Vinto il premio, Theo non si è però adagiato sugli allori. Adesso, il 18enne si sta occupando delle aziende che vendono sottobanco alla Russia le tecnologie in uso nella guerra. Per farlo, il ragazzo sta passando le vacanze a Berlino, ma non per visitare la città come un turista qualunque. Si trova infatti presso la Fondazione Anti Corruzione del dissidente russo Alexei Navalny, dove si cerca di portare alla luce tutte quelle industrie che non rispettano le sanzioni di Mosca.

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