Il Travel Shaming è la nuova tendenza al biasimo e alla “condanna” nei confronti di chi ha la possibilità di viaggiare, da parte di coloro che sono costretti a stare a casa. E che probabilmente sarebbero rimasti a casa anche senza avvento della pandemia.
Con il perdurare della difficile situazione pandemica che stiamo attraversando e che non accenna ad arretrare, il tema del viaggio, in particolare di piacere, è oggetto di continui dibattiti. Ma è anche oggetto di continui cambiamenti di regole, cambi di orientamento, cancellazioni di voli, spostamenti di orari, continue polemiche.
In questo clima si fa strada un sentimento particolare, che è stato appellato come “travel shaming”. Perchè oggi si sa, ci piace dare un nome a tutto, anche al biasimo e la condanna assoluta nei confronti di chi ha la possibilità di viaggiare in questo periodo.
Tale reazione ha trovato nei social network la propria cassa di risonanza. Come accade spesso di questi tempi infatti, i social sono ormai lo specchio della nostra realtà. Così per chi viaggia e tende a postare le esperienze sui propri profili sono pronti a piovere una lunga serie di commenti negativi, e talvolta anche insulti.
È accaduto, ad esempio, a Kim Kardashian che ha regalato un viaggio privato in Polinesia Francese a familiari e amici, e a Kylie Jenner dopo un viaggio a Parigi, meta che dovrebbe essere interdetta agli statunitensi.
Alcuni influencer rispondono al “travel shaming” dichiarando che per loro il viaggio è lavoro come nel caso dell’influencer Barbora Ondrackova, o della nostrana Giulia De Lellis.
Ricevere reazioni negative e critiche ai propri post e contenuti, fa parte del rovescio della medaglia del “lavoro” di influencer social. Ma il nuovo fenomeno di biasimo per chi viaggia in questo delicato periodo si estende in realtà a tutte le persone, anche le più comuni.
Amici e conoscenti vengono ora sottoposti al travel shaming se salgono su un volo oppure prendono un treno. Spesso chi li giudica non è nemmeno a conoscenza della vera motivazione del viaggio.
La verità probabilmente è da ricercare nell’esasperazione generale del periodo. Siamo tutti frustrati da questa situazione pandemica e l’incertezza sul futuro e la totale mancanza di programmazione ci fanno diventare più nervosi e rabbiosi. Certo è che ormai nessuno pensa che saremo migliori dopo la pandemia…
E’ vero anche che chi posta foto mentre viaggia in questo periodo, per qualsiasi motivo lo facccia, si espone alle critiche, per forza di cose. Quindi quello che mi chiedo io è questo: è proprio necessario far sapere a tutti quello che si fa in ogni momento? Se qualcuno sente questo impellente bisogno o se lo fa per lavoro allora deve subirsi le conseguenti critiche che ne possono derivare.
Di certo per quanto mi riguarda nei confronti di queste persone più che il biasimo del Travel Shaming io mi sento di provare la sana invidia del travel missing. Perchè personalmente, non appena si potrà, sarò una di quelle che avrà la valigia sempre pronta. Come già facevo prima ma, con la consapevolezza che la cosa che in assoluto mi è più mancata in questo anno sono stati proprio i viaggi.
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