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Unipa, alla scoperta della facoltà di Giurisprudenza

La Facoltà di Giurisprudenza a Palermo esiste da tempo immemore. Quando fu istituita la “Regia accademia degli studi” alla fine del Settecento, Giurisprudenza costituiva uno dei quattro indirizzi insieme a Teologia, Filosofia e Medicina. L’istituzione di una vera e propria facoltà autonoma si ha nel 1841.

Da allora è passato molto tempo, ma Giurisprudenza ha sempre sede nell’ex monastero dei teatini, in via Maqueda.

Dall’inizio di quest’ultimo anno accademico anche Giurisprudenza si è unita alla “moda” del numero chiuso. Si prevede, quindi, un test selettivo a tutti gli effetti, mentre fino a due anni fa era previsto un test non selettivo, per cui non raggiungendo un punteggio sufficiente in una materia, bisognava seguire un corso di recupero e sostenere un ulteriore test.

Ciò non precludeva, comunque, l’accesso agli studi prescelti.

La laurea magistrale in Giurisprudenza prevede un anno di base, il primo, in cui si sosterranno le materie formative per il giurista di domani. Gli anni successivi sono costituiti da materie specialistiche, quali diritto del lavoro, diritto commerciale, diritto processuale penale, diritto processuale civile e via dicendo.

Studiare Giurisprudenza è molto impegnativo, si dice che la Facoltà di Palermo sia una delle più severe d’Italia. Molto spesso vi capiterà di sentir dire «in queste aule hanno studiato Santi Romano, Vittorio Emanuele Orlando… Falcone e Borsellino».

Per molti probabilmente non vale niente. Per chi respira l’aria di quell’atrio significa tutto. Chi ha un sogno, il sogno di un mondo migliore, di partecipare allo sradicamento dei mali di questa isola maledetta (come qualche giorno fa ha detto un noto quanto ignorante giornalista), può solo prendere spunto da questi grandi uomini che si sono distinti non solo per l’attaccamento alla propria professione/missione… ma soprattutto per la loro grandissima umanità.

Solo chi vive a Palermo e a maggior ragione studia in quelle aule può comprendere a pieno quanto sia stato enorme il sacrificio di questi uomini.

Se saranno solo parole, sogni, chissà… l’importante è lavorare ed impegnarsi per riempirli di significato.

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