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Passo in avanti di Unipa, la prorettrice Pasciuta: “Lista di studentesse atto insulso e idiota”

Alla fine la montagna ha partorito il topolino. La Prorettrice all’Inclusione, Pari Opportunità e Politiche di Genere di Unipa, la professoressa Beatrice Pasciuta, ha firmato una lettera aperta destinata ad alimentare ancora di più il fuoco di fila istituzionale contro Younipa. Anche di fronte ad un fatto di evidente gravità come quello denunciato dal nostro blog sull’ormai famosa lista di studentesse “più desiderabili”, i vertici dell’Università degli Studi di Palermo non perdono l’occasione per rendere dichiarazioni pubbliche prive di sostanza ma cariche di livore.

Ci saremmo attesi una reazione veemente, sdegnata, pragmatica contro gli autori di quelle schifezze. E invece no. A parte una formale e fredda presa di distanza dalla molestia (sulla cui veridicità, almeno adesso, Unipa sembra non avere più dubbi), la professoressa Pasciuta indossa l’elmetto e si allinea al rettore Midiri nell’insinuare una nostra malafede di fondo. La tesi che si vuole far passare è la seguente: se diamo voce agli studenti e facciamo emergere storture e brutture dell’Ateneo non è nell’interesse della comunità studentesca, ma perché abbiamo un nemico da abbattere. Si parla di “scopi e obiettivi ben diversi”. Quali sarebbero? Boh. Abbiamo la sensazione che non lo sappiano nemmeno loro.

Insomma, dopo la minaccia di adire vie legali, Unipa sceglie l’arma dell’insinuazione rivolgendosi direttamente agli studenti che vengono messi in guardia contro di noi. Divide et impera, dicevano i latini. Buona strategia, ma prima servirebbe ad Unipa un corso accelerato in Teorie e Tecniche dell’Autocritica. Gli studenti che vivono ogni giorno l’Ateneo hanno tutti gli strumenti per potere valutare in autonomia se le nostre segnalazioni, i nostri articoli e le nostre piccole inchieste hanno fondamento o meno. Noi abbiamo un’alta considerazione di loro. Noi.

Intanto, per dovere di cronaca, pubblichiamo integralmente la lettera aperta della professoressa Pasciuta:

Care studentesse, cari studenti,
da un anno ricopro il ruolo di Prorettrice all’Inclusione, Pari opportunità e Politiche di genere. L’aver creato questa funzione è segno di grande attenzione, da parte del Rettore, prof. Massimo Midiri, verso temi così sensibili, delicati e fondamentali.

Nulla di simile era mai stato fatto in precedenza, nel nostro Ateneo.

Abbiamo approvato il “Codice di condotta per la prevenzione delle violenze, molestie e discriminazioni nel contesto universitario”. È stato pubblicato il bando per la nomina del/della Consigliere/a di fiducia ed è in dirittura d’arrivo la creazione di uno sportello antiviolenza, discriminazioni e molestie, a cui tutta la comunità di Unipa – studenti, docenti e personale TAB, potrà rivolgersi per un supporto in caso di bisogno.

Queste informazioni, unitamente alle numerosissime iniziative che abbiamo realizzato in questo primo anno di attività, dovrebbero essere sufficienti a testimoniare del livello di attenzione e di allerta che la governance ha verso le tematiche connesse alla violenza di genere.

Riconosciamo che c’è ancora tanto da fare, ma non possiamo certo essere tacciati di immobilismo.

Di recente, su un blog è apparso un post di segnalazione di una molestia a danno di una studentessa (una lista di studentesse che circolerebbe nel Dipartimento SEAS).

Nessuna segnalazione è giunta alle strutture di Ateneo: né a me in qualità di Prorettrice, né al Rettore, né infine utilizzando il servizio anonimo di whistle blowing di Ateneo.

Cionondimeno, per evitare di passare sotto silenzio una denuncia all’apparenza così grave quale quella della ”anonima studentessa”, abbiamo attivato i nostri canali d’indagine, nel rispetto della riservatezza che è dovuta in questi casi. Abbiamo quindi potuto delineare i contorni di una vicenda che, per quanto da stigmatizzare, è di portata assai differente rispetto a quanto segnalato dal blog in questione e poi ripreso in vari siti di informazione.

La vicenda è la seguente: nel mese di febbraio scorso un dottorando di ricerca ha stilato una classifica di sue colleghe di dottorato, in base alla bellezza fisica (o almeno in base al suo personale criterio), che a quanto ci risulta è stata pubblicata su una chat dei dottorandi per pochi minuti, prima di essere cancellata. L’autore di questo atto insulso e idiota è stato individuato e convocato dal Coordinatore del Dottorato, che lo ha rimproverato e severamente ammonito. Il dottorando ha allora inviato a tutte le colleghe di dottorato una mail di scuse, nella quale ha chiesto di perdonare il suo comportamento, da egli stesso, giustamente, definito “disdicevole e condannabile”. Il Coordinatore ha quindi chiesto alle interessate, per il tramite di una di loro, se intendessero procedere con la segnalazione per il provvedimento disciplinare e, non ricevendo indicazioni in tal senso, ha ritenuto di considerare chiusa la vicenda, non informando i vertici dell’Ateneo.

Veniamo adesso accusati di non aver fatto nulla. Addirittura, il Rettore e la governance dell’Ateneo, che nulla sapevano di questi fatti fino ad ora, vengono accusati di complicità e di connivenza, perfino di censura.

Le stesse associazioni studentesche, da sempre in prima linea nel difendere e supportare i colleghi e molto sensibili al tema della violenza di genere, vengono accusate di non essere intervenute, per paura di “mettersi contro il sistema”.

Spero che adesso vi sia più chiaro.

Quello che invece a me non è chiaro è quale sia il vero scopo di tanto clamore da parte del blog, che ha riportato in maniera distorta e parziale gli avvenimenti, senza preoccuparsi, come è dovere di chi fa informazione, di verificare la correttezza di quanto riportato nella lettera anonima. Se tale lettera davvero esisteva.

A che scopo cioè si semini sfiducia nei confronti dell’intero Ateneo, dal Rettore agli studenti, riprendendo, dopo diversi mesi dall’accaduto, una vicenda che le interessate, pur avendo ricevuto il supporto e la disponibilità a procedere da parte degli Organi istituzionali del Dipartimento, hanno ritenuto opportuno lasciare chiudere con la mail di scuse dell’interessato.

Di sicuro, l’interesse del blog non era certamente quello di stimolare la vostra sensibilità verso il problema delle molestie di genere. Al contrario, si è strumentalizzato, per attaccare la governance dell’Ateneo, un tema così delicato che richiederebbe ben altra attenzione.

E questo, proprio in quanto donna e a nome delle donne, non posso consentirlo. Si trovino altri argomenti, altre strade, ma non si usi il tema delle molestie di genere per perseguire altri scopi.

Se invece il blog, o ancora meglio le persone direttamente coinvolte, fossero a conoscenza di altri fatti a noi ignoti, legati a quelli denunciati, si chiede di portarli con fiducia alla nostra conoscenza, per permetterci di intervenire come necessario.

E davvero le donne non hanno bisogno di una ennesima strumentalizzazione, di essere usate (ancora una volta) in battaglie che hanno altri obiettivi e scopi ben diversi.

Con saluti molto cordiali,

La Prorettrice

Prof.ssa Beatrice Pasciuta.

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