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Unipa. Tirocini: Studentessa scrive a Rettore e Ministro

Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di Younipa.it

Solo ieri avevamo ospitato #DilloSuYounipa lo sfogo di una studentessa che denunciava, a suo dire, come Il Rettore vietasse i tirocini, oggi sullo stesso argomento un’altra studentessa manifesta ancora regole poche chiare e varie difficoltà.

La lettera

Buongiorno, 

Sono una studentessa del 2ºanno della Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria di Palermo; scrivo a nome di tutti gli studenti della nostra facoltà.

Grazie ai mezzi di informazione, voglio rivolgermi al Magnifico Rettore, dott. Fabrizio Micari, e al ministro dell’Università, dott. Gaetano Manfredi. 

Innanzitutto voglio soffermarmi su alcuni aspetti riguardanti il percorso di tirocinio previsto per il nostro CdL:

1. Il tirocinio diretto in classe è il fulcro del nostro CdL per poter mettere in pratica quello che in teoria apprendiamo attraverso le lezioni e i testi universitari. La situazione che in questo momento storico stiamo vivendo non ci permette di fare esperienza per come è pensata in una situazione “ordinaria”. La situazione pandemica “straordinaria” non sappiamo quanto durerà ancora e se nei prossimi anni potrà ripresentarsi nuovamente a momenti alterni. 

Non è ammissibile che ci venga comunicato, solo a fine aprile, che le ore restanti del nostro tirocinio diretto vengano recuperate da giugno a settembre 2020, solamente compilando dei questionari inerenti a delle ricerche educative svolte, precedentemente, da altri docenti; inoltre, facendo delle interviste ai nostri tutor accoglienti.

Noi siamo futuri insegnanti e non futuri ricercatori/giornalisti! Se mettiamo in pratica quanto effettivamente studiamo a lezione, come potremmo andare ad insegnare? 

La nostra richiesta è di poterci dare la possibilità di entrare nelle classi virtuali come tirocinanti rivedendo il progetto di tirocinio basandolo su un principio di realtà contingente e non su un principio ideale, oppure che ci VENGANO “ABBONATE” QUESTE ORE RIMANENTI! 

2.  Il diritto allo studio deve basarsi su un aspetto quantitativo (nozioni, informazioni, laboratori) ma soprattutto qualitativo (empatia, rispetto dei tempi, possibilità di degustare e assimilare la parte quantitativa, soft skills). Se non si prenderà in considerazione il primo punto come sopra e, lo ripeto: il fatto che non sappiamo quando durerà e in che modo si svilupperà la situazione che da straordinaria potrebbe diventare invece ordinaria come ci stanno trasmettendo da più fonti il rischio è che questo corso di laurea già abbastanza faticoso diventi pesante. Da 5 anni potrebbe passare a 7/8 anni? Gli anni dopo il quinto chi li paga? Noi?

Spero che, attraverso questo mezzo, venga ascoltata la nostra “voce”.

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