Le lauree del futuro. n base ai dati forniti dagli atenei al Sole 24 Ore emerge poi che ci sono 2.181 corsi a numero chiuso (per tutte le novità sulle prove di ammissione si rimanda ai capitoli per area tematica di questa Guida), 1.270 in lingua straniera (di cui 666 in inglese), 826 double degree e 220 lauree alle università telematiche.
Green e digitale, dall’ambiente fino all’intelligenza artificiale. Sono i due motori che spingono i corsi di laurea attivati dalle università italiane per l’anno accademico 2023/2024 a quota 5.500 (compresi 300 corsi interateneo), circa 200 proposte in più rispetto allo scorso anni: 2.532 triennali, 2.618 magistrali e 350 magistrali a ciclo unico.
In base ai dati forniti dagli atenei al Sole 24 Ore emerge poi che ci sono 2.181 corsi a numero chiuso (per tutte le novità sulle prove di ammissione si rimanda ai capitoli per area tematica di questa Guida), 1.270 in lingua straniera (di cui 666 in inglese), 826 double degree e 220 lauree alle università telematiche.
Nel ventaglio di proposte si rafforza la tendenza degli ultimi anni, dunque: la sostenibilità ambientale si arricchisce di una ventina di new entry, da ingegneria fino al diritto.
Ma quanto “rende” la laurea? In base al Rapporto AlmaLaurea 2023 – che mette sotto i riflettori 670mila giovani di 78 atenei – nel 2022 sono migliorate ancora la capacità di assorbimento del mercato del lavoro, anche rispetto al pre-Covid. Il tasso di occupazione a un anno dal titolo risulta pari al 75,4% tra i laureati triennali e al 77,1% tra quelli magistrali e a ciclo unico (per entrambi è il record dell’ultimo decennio); a cinque anni sale al 92,1% per i primi e all’88,7% per i secondi.
Dal Rapporto 2023 risulta poi un aumento del valore nominale degli stipendi, ma che risultano in realtà in calo in termini reali a causa dell’inflazione.
Nel 2022, a un anno dal titolo, la retribuzione mensile netta è, in media, pari a 1.332 euro per i laureati triennali e a 1.366 euro per quelli magistrali. A cinque anni dal titolo si sale a 1.635 euro per i primi e a 1.697 euro i secondi.
Anche alla luce dei dati che evidenziano per chi ha svolto un periodo di studio all’estero maggiori chance di trovare lavoro (+12,3% se nell’ambito del proprio corso di studi e addirittura +25,8% se si tratta di iniziative personali) crescono le proposte di double o joint degree (826 rispetto agli 822 attuali), che permettono di conseguire nello stesso tempo due o più lauree riconosciute in Italia e nei Paesi stranieri dove si è andati a studiare.
E sono in aumento pure i corsi in lingua straniera (1.270 contro i 1.214 del 2022/23).
Senza contare il programma Erasmus che nel suo 36esimo anno di vita e un budget complessivo superiore a 4 miliardi, dal 1987 a oggi ha coinvolto oltre 700mila giovani italiani, di cui 670mila per studio e 83mila per stage in imprese europee.
Ma l’Erasmus si potrà fare anche “solo” in Italia: entro il 30 novembre gli atenei potranno prevedere nei loro regolamenti la possibilità di svolgere un periodo di lezioni ed esami in un’altra università italiana. Intanto è partito il progetto pilota tra le università di Bergamo e Reggio Calabria che, inizialmente, limita lo scambio alle sole lauree magistrali, in particolare a quelle riguardanti le aree di ingegneria e scienze della formazione primaria.
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