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Università Sicilia, Razza annuncia: “Le facoltà di Medicina passeranno da 3 a 7”

Nei prossimi anni rischiamo di avere una sanità non più divisa tra nord e sud, ma tra ricchi e poveri. Il diritto costituzionale alla salute è di tutti, a prescindere che venga erogato da un soggetto pubblico o privato. È fondamentale che la qualità delle prestazioni sia elevata e che vada incontro all’interesse dei cittadini”. Così Ruggero Razza, assessore alla Salute della Regione siciliana, al termine della presentazione del comitato tecnico-scientifico del comparto sociosanitario di Confindustria Sicilia.

“Un altro aspetto su cui stiamo insistendo è il reclutamento di personale ospedaliero: sono stati migliaia gli assunti in questi anni, adesso i nuovi piani del fabbisogno daranno luogo a nuovi bandi. Un passo in questa direzione vogliamo farlo partendo dalla formazione universitaria: il nostro obiettivo è far salire il numero delle facoltà di Medicina in regione dalle tre attuali a sette, mentre per Infermieristica contiamo sia di creare nuovi poli sia di aumentare il numero di iscritti”, conclude Razza.

 “La prima sfida, quella legata al contrasto alla pandemia, la stiamo superando nonostante il grande sforzo richiesto. Adesso le nuove sfide dettate dal Pnrr sono l’adeguamento delle strutture del comparto sociosanitario, sfatando il tabù della contrapposizione tra sanità pubblica e privata, e un miglioramento sul piano dei collegamenti infrastrutturali e delle tecnologie”.

“La regione negli ultimi anni ha registrato una crescita notevole della popolazione anziana: questo ci impone lo sviluppo di nuove strutture e di cure domiciliari efficienti. In Sicilia inoltre – ha aggiunto – il peso del sistema sanitario sul Pil è del 13% e nelle aree più svantaggiate le potenzialità di crescita sono enormi: servono scelte concrete e soprattutto rapide”.

Se la pandemia sta finendo o meno possono dirlo gli scienziati, certamente non io. Indubbiamente siamo in una fase in cui la curva dell’Italia è in forte decrescita, ma questo non succede in altri paesi, come ad Hong Kong dove il Covid è ancora aggressivo: se da un lato questo deve farci riflettere, dall’altro conferisce ulteriore valore al lavoro dei professionisti sanitari italiani, che sono andati oltre il giuramento di Ippocrate. Se questa pandemia diventerà presto una malattia endemizzata sarà soprattutto grazie ai loro sforzi straordinari”.

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