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Ecco perché San Martino è la «festa dei cornuti»

San Martino festa dei cornuti. Ma perché? È uno dei misteri più affascinanti della demo-antropologia, quella che studia le tradizioni popolari. In molte festività si incrociano e sovrappongono riti antichi e culto dei santi, dalle cui storie sono tratte anche feste più prosaiche legate a comuni vicende di vita, come nel caso di San Valentino.

Se il 14 febbraio è la festa degli innamorati, l’11 novembre è quella dei cornuti o dei becchi.

Chi era San Martino

Sicuramente vi è una antica radice di riti pagani rimasta nella memoria collettiva, anche se non si è riuscito a rintracciare con certezza il motivo dell’associazione col tradimento coniugale. Intanto, nella vita di San Martino, cui è dedicato il giorno del calendario, non ve ne sono. Martino era un militare della cavalleria romana, originario della Pannonia (oggi Ungheria) convertitosi al cristianesimo e diventato vescovo nel IV secolo in Gallia. Era figlio di un tribuno militare che gli diede il nome in omaggio a Marte dio della guerra. Si narra che una notte gelida si trovò davanti un senza dimora visibilmente sofferente. Tagliò in due il suo mantello militare per salvarlo e quella stessa notte gli apparve in sogno Gesù che lo elogiava per il suo gesto altruista. Al risveglio, Martino abbracciò la fede e divenne un eremita prima di diventare vescovo di Tours. La probità e l’ascetismo ne fecero un santo con un culto diffuso in tutto il mondo cristiano. Solo in Italia oltre un centinaio di Comuni hanno in San Martino il loro patrono che nulla ha a che fare con la «festa dei cornuti». 

Chi celebra la «festa dei cornuti»

In queste giornate però – l’estate di San Martino, alla quale è dedicata anche una bellissima poesia del Carducci – si celebravano le fiere del bestiame. Bovini e caproni portano direttamente all’associazione cornuta. Mentre il tradimento si spiega con la coincidenza che, lontani da casa e dalle mogli, complice il clima festaiolo e il vino novello, gli uomini potevano allentare il vincolo coniugale nell’occasione del mercato. E ancora di più le loro mogli che rimanevano sole a casa e potevano contare su una grande occasione difficilmente ripetibile. Nel giorno di San Martino si svolgevano le fiere, ma i mariti si assentavano per più giorni e le donne potevano tranquillamente tradire i mariti con mezzadri, braccianti e vicini. Nei giorni di fiera, e nel tepore di novembre, il vino scorreva abbondante e allentava i freni inibitori di mariti e mogli. Questa è una delle ipotesi più accreditate, fondata sull’agenda che scandiva i ritmi stagionali della vita pre-industriale. Fatto sta che «la festa dei cornuti» è entrata nel costume e delle tradizioni, soprattutto come scherno del cornuto nei sodalizi maschili, durante la caccia, o all’osteria. Anzi, i mariti notoriamente traditi diventavano oggetto di scherno al punto da organizzare una sorta di caccia simulata nella quale dovevano interpretare il ruolo del cervo, animale con un palco di corna abbondante e ramificato. Ancora oggi (ma non quest’anno a causa dei divieti coronavirus) in diverse località se ne rintracciano le reminiscenze: a Ruviano (Caserta), Roccagorga (Latina), Grottammare (Ascoli Piceno), Santarcangelo (Rimini) si svolgono feste, sfilate, manifestazioni che, in chiave umoristica, goliardica e ludica, rievocano la tradizione della «festa dei cornuti».

Da Halloween a San Martino

Secondo un’altra ipotesi, invece, la festa dei cornuti sarebbe da collegare ai riti pagani del capodanno celtico, che si concludeva proprio a ridosso dell’11 novembre e che prevedeva celebrazioni senza freni e orge promiscue. La festività del samuin o samhain culminava tra il 31 ottobre e il 1° novembre, tanto che la radice del nome celtico sarebbe all’origine del termine Halloween, secondo un’ipotesi avanzata da James Frazer, uno dei padri dell’antropologia. Al rito seguivano i festeggiamenti con libagioni, banchetti e grandi bevute di alcol utilizzando il corno potorio, un grande corno bovino che veniva utilizzato per raccogliere e bere dalle botti. La liceità sessuale completava la festa senza troppo riguardo allo stato civile dei partecipanti. Di qui l’associazione corno-tradimento.

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