17 Maggio 2025

Addio al Test di Medicina: Ecco Come Cambia l’Accesso all’Università dal 2025 | Tutte le Novità Approvate

Dal 2025 cambia tutto per chi sogna l’università di Medicina: niente più test d’ingresso, arriva il semestre filtro. Scopri cosa prevede la riforma e cosa succede nelle università.

Test Medicina
Test Medicina – fonte:Web

Dal prossimo anno accademico 2025/2026 entra ufficialmente in vigore la riforma che rivoluziona l’accesso alla facoltà di Medicina. Approvata alla Camera e già passata al Senato, la nuova normativa prevede l’abolizione del test di ingresso nazionale a favore di un sistema di selezione progressivo e interno alle università. Si tratta di un cambiamento epocale che punta a rendere più equa e meritocratica la selezione degli studenti, ma che solleva anche dubbi e perplessità tra gli addetti ai lavori e gli stessi candidati.

Come funziona il nuovo sistema: il semestre filtro

Il cuore della riforma è rappresentato dal cosiddetto semestre filtro. Gli studenti non dovranno più superare un test iniziale per accedere a Medicina: la selezione avverrà alla fine del primo semestre universitario. A determinare l’ammissione saranno il rendimento nelle materie studiate e i crediti formativi ottenuti. Una novità che punta a valutare le reali capacità dimostrate sul campo, ma che potrebbe creare ulteriori difficoltà a chi non riesce a superare la selezione.


Chi non risulterà idoneo potrà ripetere il semestre filtro fino a tre volte, ma dovrà rinunciare formalmente prima della formazione della graduatoria. Al momento dell’iscrizione, inoltre, gli studenti dovranno indicare almeno cinque sedi universitarie preferite.

Cosa cambia per gli studenti

Il nuovo meccanismo implica che, se uno studente non supera il semestre filtro, sarà obbligato a iscriversi a un corso di laurea affine, nell’ambito delle Scienze della salute. Questo passaggio, se da un lato rappresenta un’alternativa, dall’altro rischia di causare frustrazione e perdita di tempo per chi ha già investito mesi nello studio.

Un altro nodo riguarda la gestione del sistema universitario: con oltre 70mila aspiranti medici ogni anno, gli atenei rischiano il sovraffollamento, con conseguente calo nella qualità della didattica. Proprio per questo, nel primo semestre non sarà obbligatoria la frequenza, ma il problema degli spazi resta aperto.

Le nuove materie e i corsi in inglese

La riforma arricchisce anche i contenuti formativi. Oltre alle classiche discipline scientifiche, verranno inserite le scienze biochimiche tra le materie d’esame. Inoltre, sarà ampliata l’offerta dei corsi in lingua inglese presso le università statali, con l’obiettivo di aumentare la competitività internazionale del sistema universitario italiano.

Le università private restano fuori dalla riforma

Le novità non riguarderanno le università private, che continueranno a prevedere il test d’ingresso classico. Una scelta che rischia di ampliare il divario tra studenti con differenti possibilità economiche, generando nuove disuguaglianze nell’accesso alla formazione medica.

La questione delle graduatorie e le critiche della Commissione Istruzione

Uno degli aspetti più critici riguarda la creazione di una graduatoria nazionale. La definizione dei criteri è ancora in fase di elaborazione e sarà stabilita con un decreto separato. Il rischio è che ogni università adotti standard differenti, minando l’equità dell’intero processo.

Proprio per evitare disparità, la Commissione Istruzione al Senato ha proposto che gli esami del semestre filtro siano somministrati in forma scritta e simultaneamente in tutta Italia. Il presidente Roberto Marti ha sottolineato che l’obiettivo è garantire “parità di trattamento” tra tutti gli studenti, a prescindere dall’ateneo frequentato.

Dubbi, speranze e scenari futuri

L’abolizione del test d’ingresso rappresenta un tentativo ambizioso di riformare uno dei sistemi più discussi dell’università italiana. Tuttavia, le incognite sono molte: dalla reale sostenibilità per le università alla gestione della disillusione tra gli studenti esclusi, fino alla possibile esplosione della domanda nei corsi privati.

La riforma sarà davvero in grado di migliorare l’accesso a Medicina? Oppure genererà nuove forme di selezione disuguale? La risposta arriverà solo nei prossimi anni, quando il nuovo modello sarà messo alla prova sul campo.

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