Cambia il codice della strada. Con il nuovo codice, previo benestare del prefetto, si potranno infatti mettere autovelox per ridurre la velocità anche nelle strade urbane, mentre oggi sono previsti solo per le strade a scorrimento veloce.
E adesso come sarà possibile difendersi dalle multe? Vi diamo qualche consiglio.
La multa per eccesso di velocità rilevato con l’autovelox è l’incubo di tutti gli automobilisti italiani. A chi non è capitato almeno una volta di riceverne una? Adesso però, 3 sentenze della Cassazione depositate il giugno scorso, arrivano in soccorso degli automobilisti.
Questi provvedimenti esaminano i problemi più frequenti e stabiliscono i criteri per valutare se l’autovelox è a norma oppure no dal punto di vista tecnico. Inoltre tali sentenze indicano anche se il verbale di accertamento della violazione è stato redatto correttamente.
Gli l’autovelox devono essere omologati e tarati periodicamente. Se l’automobilista contesta queste operazioni, sta al comune provare il corretto funzionamento dell’impianto.
L’obbligo di taratura periodica ad esempio, impone di indicare le precise modalità di effettuazione di queste verifiche e non la semplice dicitura che attesta che l’autovelox è stato omologato.
Secondo i magistrati, infatti, questa non soddisfa le esigenze di affidabilità dell’omologazione e della taratura. In caso di contestazioni circa l’affidabilità dell’apparecchio, il magistrato è tenuto dunque ad accertare se tali verifiche siano state o meno effettuate, così scendendo nel concreto merito delle operazioni svolte dall’amministrazione comunale e dai suoi tecnici incaricati.
La Cassazione ha approfondito ulteriormente questo tema. E’ stato precisato che non basta neppure produrre in giudizio la documentazione attestante l’omologazione e la corretta installazione dell’apparecchio. Bisogna provare anche il suo “perdurante funzionamento”.
Ciò significa che il comune deve dimostrare oltre all’omologazione e all’installazione, anche l’effettuazione delle periodiche verifiche volte ad assicurare la persistente funzionalità dello strumento rilevatore. In caso contrario la multa non sarà valida.
C’è anche un’altra pronuncia della Cassazione che arriva in soccorso degli automobilisti e che può comportare l’annullamento del verbale.
Si tratta di quello che in gergo prende il nome di “segnale di preavviso”. Parliamo di quel cartello che preannuncia agli automobilisti il posizionamento dell’apparecchio autovelox per il rilevamento della velocità. In questi casi non c’è una distanza minima obbligatoria da rispettare. Anche se, secondo il codice della strada, le postazioni di controllo sulla rete stradale devono essere preventivamente segnalate.
Le norme in materia si limitano a stabilire un criterio di distanza adeguata tra il segnale e l’apparecchiatura autovelox, che è compresa tra un minimo di 80 metri e un massimo di 250 metri. La validità della multa è subordinata alla presegnalazione.
I giudici però hanno stabilito che, se il trasgressore intende contestare la presenza del segnale attestata nel verbale di contravvenzione, dovrà proporre querela di falso contro questa attestazione contenuta nell’atto.
Questo perché è una circostanza di fatto ed oggettiva, che ricade sotto la diretta percezione dei verbalizzanti. Così la menzione della presenza del cartello, contenuta nel verbale, si presume vera. Per contestarne la veridicità non è sufficiente farlo nel giudizio di opposizione alla sanzione, ma occorre impugnarla separatamente.
Dunque automobilisti che scorrazzate per le strade e autostrade italiane, prendete nota. Guidate con prudenza ma, se arriva la multa per eccesso di velocità, ricordatevi che potete contestarla, adesso anche con il beneplacito delle sentenze della Corte di Cassazione.
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