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I 100 giorni di guerra in Ucraina, Zelensky al mondo: “Donbass devastato, 100 morti al giorno”

La guerra in Ucraina, scatenata lo scorso 24 febbraio dal regime di Vladimir Putin, giunge al centesimo giorno senza che sia evidente un concreto sforzo diplomatico a un conflitto che secondo diversi analisti corre il rischio di trascinarsi per le lunghe. A dirlo lo stesso segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo l’incontro alla Casa Bianca con il presidente Joe Biden, la vice presidente Kamala Harris e il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan. Secondo Stoltenberg, la Nato deve sostenere Kiev per permetterle di ottenere il “risultato migliore” una volta che si avvieranno delle trattative concrete. Al momento, secondo quando reso noto in un video-discorso al parlamento lussemburghese dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, le forze russe occupano circa il 20% del territorio del paese invaso.

Prima dell’invasione, in seguito all’annessione della Crimea e alla cattura di un terzo del Donbass nel 2014, le unità russe o filo-russe vi controllavano 43mila km quadrati (la sola Crimea è estesa 27mila km quadrati). Dal 24 febbraio le truppe russe sono però avanzate notevolmente a est ea sud, lungo il Mar Nero e il Mar d’Azov, e ora controllano un corridoio costiero strategico che collega l’est russo con la Crimea. Oggi, secondo Zelensky, in mano delle forze dell’invasore si trovano quasi 125mila chilometri quadrati. Il fronte della battaglia si estende per oltre mille km, ha affermato il presidente ucraino, aggiungendo che 100 ucraini muoiono ogni giorno nell’Ucraina orientale e altre 450-500 persone vengono ferite. 

La situazione più difficile” riguarda Lugansk, una delle due regioni del Donbass, ha sottolineato il comandante in capo delle forze armate ucraine, Valeri Zalouzhny. La capitale amministrativa della regione, è ormai “occupata per l’80%” dalle forze russe e i combattimenti infuriano nelle strade, ha affermato il governatore della regione di Lugansk, Serhi Haïdaï, anche se ieri sera Zelensky, pur affermando che la situazione nel Donbass non sia sostanzialmente cambiata nelle ultime 24 ore,, ha anche reso noto che nella città chiave le forze ucraine abbiano ottenuto “alcuni successi. Ma è ancora troppo presto” per trarne conclusioni in quanto quella si Severodonetsk “è la zona più difficile in questo momento, proprio come nelle città e nelle comunità vicine: Lysychansk, Bakhmut e altre”. Città che “stanno affrontando un potente attacco russo”

Secondo un funzionario locale, circa il 60% delle infrastrutture e degli edifici residenziali a Lysychansk, una delle sole due città dell’est ancora sotto il controllo almeno parziale dell’Ucraina, sono state distrutte dagli attacchi. Oleksandr Zaika, capo dell’amministrazione militare-civile della città di Lysychansk, ha affermato che 20mila persone sono rimaste in città, rispetto a una popolazione di 97mila di prima della guerra. Secondo Serhiy Haidai, governatore della regione di Lugansk, circa 800 persone, compresi i bambini, si nascondono sotto la fabbrica chimica Azot a Severdonetsk. La pressione russa rimane significativa anche nell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, l’altra regione del Donbass, in particolare a Sloviansk, a circa 80 km a ovest di Severdonetsk. Qui circa cento civili hanno lasciato la città che attualmente è senza acqua ed elettricità, mentre il sindaco ha invitato i residenti a evacuare.

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