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La Baby Gang del Politeama: la lista dei cattivi per questo Natale cresce

La Baby Gang del PoliteamaNel film “Johnny Stecchino”, un meraviglioso Paolo Bonacelli diceva a Roberto Benigni, appena atterrato a Palermo, che il posto era bellissimo ma che purtroppo la città (e i suoi abitanti) era famosa al mondo per delle piaghe: “Una terribile, e lei sa a cosa mi riferisco… è l’Etna!”, “un’altra cosa, una piaga grave che nessuno riesce a risolvere… è la siccità!”, la terza “Dove possiamo fare e non facciamo perché in buona sostanza, purtroppo, non è la natura ma l’uomo… è nella terza e più grave di queste piaghe (…) è Il traffico!

Parafrasando questo capolavoro cinematografico (e senza andare a parlare dei GRANDI problemi di Palermo e della Sicilia), le nostre piaghe attuali potrebbero essere: La pandemia, La Spazzatura e La violenza.

Parlo di violenza perché, proprio come dice Paolo Bonacelli, lì dove l’uomo potrebbe fare e non fa sta la grande vergogna. Non solo il momento è quello che è ma, ogni venerdì o sabato, in zona Politeama si radunano dei giovanissimi, tra i nove e i diciassette anni, una baby gang, come vengono definite adesso. La gang sembra essere composta da una trentina di giovanissimi che si divertono ad aggredire i malcapitati che si trovano a passare vicino al palchetto della Musica.

Percosse, spintoni e tentativi di furto, sono queste le testimonianze che sono arrivate ai giornali e alla polizia, che sembra abbia individuato almeno uno degli aggressori.

L’ultima vittima è a sua volta un giovanissimo, 12 anni, che due sabati fa si trovava a piazzetta Bagnasco con degli amici.

La gang si è avvicinata a Francesco, la vittima, e ha iniziato a prendere in giro uno dei suoi amici, puntando sull’aspetto fisico. Erano appena le 17:00. Francesco e i suoi amici non hanno risposto alle provocazioni, ma questo non ha scoraggiato gli aggressori, e uno dei bulli ha dato un pugno in faccia all’amico di Francesco, proprio quello che stavano prendendo in giro. L’errore di Francesco? Voler difendere il suo amico. In dieci lo hanno aggredito, lo hanno coperto di pugni e calci e lo hanno trascinato per i capelli. Questa terribile scena si è svolta nel pomeriggio di un sabato, e che quindi piazza Bagnasco era certamente gremita di passanti ma solo una di loro si è fermata per difendere Francesco.

Una sola...

Perché tutto questo? Certo, violenza e criminalità non mancano in nessuna parte del mondo, ma forse questo momento così spaventoso, incerto, rende tutti, anche i giovani, più aggressivi.

In un vecchio articolo del Corriere del Mezzogiorno, parlando delle baby gang napoletane, si raccontava anche di come Riccardo Burn (scrittore, giornalista, sceneggiatore e produttore) avesse provato a “recuperare” i ragazzi, che eccedevano in comportamenti violenti sempre per una (o più) ragione.

“…Bisognerebbe tentare approcci più soft con strutture educative, assistenti sociali, ma stiamo a dirci sempre le stesse cose” disse Riccardo Burn al Corriere del Mezzogiorno.

Il nostro laboratorio è un modo per aiutarli a ritrovare la voce che in qualche modo la vita gli ha sottratto, per aiutarli a immaginare il mondo da capo, partendo da punti di vista diversi da quelli che conoscono. Ogni anno pubblichiamo un libro di racconti che sono il prodotto dell’interazione fra i ragazzi e gli scrittori su qualche tema specifico.

Dobbiamo allora chiederci: Dov’è che noi possiamo fare e non facciamo? (Come diceva Bonacelli) È davvero questo quello che vogliamo? Che i ragazzi della nostra città (e anche noi, perché no?) debbano aver paura a frequentare il centro? Certamente, prima di aspettarsi che la polizia o qualcun altro risolva il problema per noi, dobbiamo essere pronti a intervenire, qualora vedessimo scene del genere.

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