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La classifica definitiva: le migliori lauree per trovare un lavoro nel 2023

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Quali sono le lauree più richieste per trovare lavoro nel 2023: Il XXV Rapporto Almalaurea ci fornisce la classifica, offrendo uno sguardo sul profilo e la situazione occupazionale dei laureati italiani.

Dall’analisi condotta da Almalaurea emerge che, dopo 5 anni dal conseguimento della laurea, i laureati intervistati che hanno trovato più facilmente impiego sono coloro che si sono specializzati in ingegneria industriale e dell’informazione, informatica e tecnologie ICT, e architettura e ingegneria civile. Inoltre, si registrano buoni tassi di occupazione per i laureati a ciclo unico nei settori economico, medico, sanitario e farmaceutico.

Esaminiamo quindi la classifica delle migliori lauree per trovare lavoro nel 2023 e scopriamo quali sono le occupazioni più remunerative.

LA CLASSIFICA

Nel rapporto Almalaurea, uno degli aspetti di grande rilievo riguarda lo studio sulle lauree che offrono maggiori opportunità di impiego nel 2023. Nel dettaglio, nel 2022, a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione si attesta al 75,4% per i laureati di primo livello e al 77,1% per i laureati di secondo livello del 2021. Questi valori mostrano un aumento significativo rispetto all’anno precedente, con un incremento del +0,9% e addirittura del +2,5% rispettivamente.

Anche i laureati a tre e cinque anni dal conseguimento del titolo mostrano importanti miglioramenti nelle loro performance occupazionali, raggiungendo livelli occupazionali notevolmente elevati.

Nel dettaglio, a tre anni dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione raggiunge il 90,3% per i laureati di primo livello e l’85,9% per i laureati di secondo livello, registrando rispettivamente un aumento del +2,0% e +0,3% rispetto al 2021. I dati variano in base all’area di studio. Ecco i tassi di occupazione per gruppo disciplinare a cinque anni dalla laurea:

  1. Ingegneria industriale e dell’informazione – 95,6%;
  2. Informatica e tecnologie ICT – 94,6%;
  3. Architettura ingegneria civile – 92,5%;
  4. Settore economico – 91,2%;
  5. Settore medico sanitario e farmaceutico – 90,9%;
  6. Area scientifica – 89,7%;
  7. Settore agrario forestale veterinario – 89,5%;
  8. Area politico sociale e comunicazione – 86,3%;
  9. Scienze motorie e sportive – 86,3%;
  10. Ambito linguistico – 86,2%;
  11. Settore Educazione e formazione – 86,4%;
  12. Psicologia – 84,2%;
  13. Ambito letterario e umanistico – 81,3%;
  14. Settore Giuridico – 83%;
  15. Arte design – 79%.

LE PROFESSIONI PIÙ PAGATE POST LAUREA

Il rapporto Almalaurea 2023 fornisce anche informazioni sui corsi di laurea che offrono le migliori opportunità di occupazione e sulle professioni più remunerative.

Informatica e tecnologie ICT, insieme all’ingegneria industriale e dell’informazione, sono le uniche aree che garantiscono salari netti superiori ai 2.000 euro mensili. Al contrario, settori come l’educazione e la formazione non superano i 1.500 euro al mese (con una media di 1.380 euro mensili). Lo stesso vale per il campo della psicologia, con retribuzioni medie mensili leggermente più alte ma comunque non superiori a 1.406 euro.

Complessivamente, tuttavia, tutte le retribuzioni subiscono una perdita di potere d’acquisto a causa dell’inflazione.

LA RETRIBUZIONE

Nel 2022, i livelli retributivi hanno subito una significativa contrazione in tutti i gruppi analizzati, in termini reali, interrompendo così l’andamento di crescita registrato fino all’anno precedente. Tuttavia, se si tiene conto del mutato potere d’acquisto, il quadro generale subisce una modifica sostanziale.

Infatti, l’analisi delle retribuzioni dei laureati deve necessariamente considerare gli alti livelli di inflazione registrati nel corso del 2022, principalmente a causa delle conseguenze dell’instabilità geopolitica persistente. Per tutti i gruppi presi in esame, nel 2022 le retribuzioni mensili nette sono risultate in crescita in termini nominali, ovvero considerando i valori effettivamente riportati dalle dichiarazioni dei laureati durante le interviste.

Più nel dettaglio, nel 2022:

  • a un anno dal titolo, la retribuzione mensile netta è, in mediapari a 1.332 euro per i laureati di primo livello e a 1.366 euro per i laureati di secondo livello. Come anticipato, tali valori figurano, in termini reali, in calo nell’ultimo anno del 4,1% per i laureati di primo livello e del 5,1% per quelli di secondo livello. Sui risultati osservati incide la diversa diffusione del lavoro part-time, che nel 2022 coinvolge il 18,6% dei laureati di primo livello e il 14,2% di quelli di secondo livello;

  • a tre anni dalla laurea la retribuzione mensile netta raggiunge i 1.535 euro per i laureati di primo livello e i 1.544 euro per i laureati di secondo livello, registrando un calo nell’ultimo anno del 3,0% e del 3,8%, rispettivamente;

  • a cinque anni dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta è pari a 1.635 euro per i laureati di primo livello e a 1.697 euro per quelli di secondo livello. Anche a cinque anni dalla laurea si osserva una riduzione delle retribuzioni reali rispetto all’analoga rilevazione del 2021. Parliamo di -2,4% per i laureati di primo livello e -3,3% per quelli di secondo livello.

A un anno dal conseguimento del titolo di laurea, l’incidenza del lavoro part-time influisce sui differenziali retributivi tra i laureati di primo e secondo livello. Nel 2022, i laureati di secondo livello percepiscono una retribuzione mensile netta del 2,6% superiore rispetto ai laureati di primo livello. Tuttavia, se si considerano solo coloro che lavorano a tempo pieno, il differenziale retributivo si annulla (0,2%). Inoltre, si osserva una diffusione del lavoro part-time, anche tra i laureati di lungo periodo: nel 2022, il 12,3% dei laureati di primo livello e il 7,0% dei laureati di secondo livello, a tre anni dal conseguimento del titolo, lavorano con contratti di questo tipo.

LA FORMAZIONE

Il XXV Rapporto Almalaurea, oltre a rivelare le migliori lauree per trovare lavoro, offre una panoramica particolare sia sui profili professionali dei laureati, sia sull’occupazione. In generale, è importante notare che tra i laureati del 2022 continuano a manifestarsi alcuni effetti dell’emergenza pandemica, già riscontrati per la prima volta nell’indagine del 2021.

In particolare, si registra una diminuzione ulteriore delle esperienze di studio all’estero, così come una ridotta fruizione di alcune strutture universitarie, come le postazioni informatiche, le biblioteche, i laboratori e gli spazi per lo studio individuale.

Nell’analisi dei dati del 2022, come è avvenuto per i dati del 2021, è importante considerare che gli effetti della pandemia hanno colpito soprattutto gli studenti che hanno svolto una parte significativa del loro percorso universitario durante l’emergenza. Pertanto, tali effetti sono più evidenti tra i percorsi universitari più brevi, in particolare tra le lauree magistrali biennali e triennali.

IL RAPPORTO ALMALAUREA

Il XXV Rapporto Almalaurea è stato presentato presso l’Università di Palermo il 12 giugno 2023. Questa analisi coinvolge i dati di 281.095 laureati nel corso dell’anno solare 2022 provenienti da 77 degli 80 atenei che aderiscono ad Almalaurea fino a giugno 2023. La distribuzione dei laureati si suddivide come segue:

  • 155.131 laureati di primo livello (che rappresentano il 55,2% del complesso dei laureati del 2022);

  • 31.874 magistrali a ciclo unico (11,3%);

  • 94.090 magistrali biennali (33,5%).

Una delle novità di quest’anno nel rapporto è stata l’approfondimento sulla Didattica a Distanza durante la pandemia. Gli studenti hanno dimostrato di apprezzarla, ma desiderano tornare alla modalità in presenza. Almalaurea, il noto consorzio interuniversitario fondato nel 1994, insieme all’Università degli Studi di Bergamo e al Ministero dell’Istruzione, analizza ogni anno la situazione in Italia riguardante la formazione e l’occupazione. Nel XXV rapporto completo di Almalaurea sulle esperienze universitarie in Italia, il giudizio generale che emerge è complessivamente positivo.

IL REPORT

In questa pagina è possibile visionare il rapporto intero.


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