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“Laurea record di qua e di là”, ognuno ha i suoi tempi: basta con questa inutile gara

È arrivata la nuova moda del momento: raccontare chi riesce ad acciuffare il pezzo di carta prima, con corona di alloro annessa. O meglio creare dal nulla questa competizione, anche se non esiste realmente fra i giovani. Farne una narrazione, come se gli studenti universitari fossero i concorrenti di Hunger Games. E si vince solo se si uccide il nemico fraterno.

I super geni messi nell’altarino sono solo un contorno di questa celebrazione. Ovviamente la rabbia degli universitari, che sta emergendo in queste ultime ore in rete, non è rivolta a loro, che al massimo sono dei coetanei da ammirare e apprezzare, ma al sottotesto che si vuole creare attorno: “I giovani non si impegnano. Ecco perché non si laureano in tempo”. Un concetto errato, un peso che molte volte ha portato a suicidi, di cui spesso hanno trattato le cronache nazionali e locali.

Forse determinate pagine e siti non capiscono le conseguenze che possono creare trovare sulla rete titoli come “10 esami al mese sono possibili” o “Basta solo organizzarsi per laurearsi in tempo. È un gioco da ragazzi”. Andatelo a dire a chi si sveglia la mattina e si sente inutile perché non riesce a passare un esame, ovvero l’ostacolo per ottenere quel riconoscimento, senza essere giudicato da chi sta all’esterno e non sa nulla della vita, dei problemi e della tristezza che può provare uno studente. Di un giovane che vorrebbe rendere fiero i propri genitori anche se non ce la fa, fisicamente e psicologicamente.


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“Laurea record di qua e di là”, come far sentire gli universitari inutili

È facile parlare senza entrare nella mente dell’altro. Senza capire le sofferenze, che si possono trovare, se uno studente universitario inciampa e si sbuccia le gambe. Si è sempre da soli in fondo, anche se un mare di persone ti vuole proteggere, e per rialzarsi serve solo la forza interna a ciascuno.

Non tutti hanno la stessa intensità, la stessa caparbietà e volontà. E dando il messaggio “Sei inutile, laureati in 3 anni 5 mesi e 7 secondi, come hanno fatto tizia o tizio!”, si crea solo una gara senza senso, fra giovani che su se stessi sentono solo il peso di una società che li critica sempre e comunque: “Non vogliono lavorare. Prendono il reddito di cittadinanza. Non fanno nulla e oziano tutto il dì. E neanche si laureano in tempi da guinness world record”.

Uno scenario che si pone in un momento in cui i giovani universitari devono fare il doppio, se non il triplo, della strada che una persona della loro età avrebbe fatto 20 anni fa. Sarebbe meglio comprendere questi stati d’animo, stando vicino ai giovani, senza mettere un cronometro accanto, come se fosse una gara a chi riesce a beffare il tempo. Qui nessuno è Usain Bolt.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”