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Mente sulla laurea e si suicida, l’ira di un coetaneo: “Essere fuoricorso non è un fallimento”

Qualche giorno fa si è ripetuta l’ennesima tragedia legata al mondo dell’Università. Un ragazzo abruzzese di 29 anni è stato trovato morto sotto un ponte a Bologna. Il 29enne aveva raccontato ai genitori di raggiungerlo a Bologna, per andare poi insieme a Forlì, dove avrebbe discusso la sua tesi di laurea. Ma così non era. In realtà il giovane aveva sostenuto pochi esami.

La cronaca di una storia che si ripete troppo spesso. Sono molteplici i casi di studenti e studentesse che arrivano a togliersi la vita perché non riescono a completare in tempo il proprio percorso universitario. A pesare sono i sensi di colpa che fanno sentire i giovani “sbagliati” e delusi se non riescono a completare gli studi nei tre o cinque canonici anni.

Dopo la notizia del suicidio, infatti, è divenuto virale un post, firmato da Simone Buonomo, che ha raccolto migliaia di condivisioni e consensi: “Ieri un ragazzo di 29 anni a Bologna si è tolto la vita perché aveva organizzato una finta discussione di laurea – scrive lo studente sui social -. Non aveva il coraggio di dire ai genitori che per la laurea dovevano attendere almeno altri due anni e che il viaggio sostenuto dall’Abruzzo non fosse per la laurea”.


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“La laurea in 5 anni non è un fallimento”: la denuncia di un coetaneo

“È la rappresentazione della dicotomia del mondo che abbiamo costruito: la logica eroe/fallito – continua -. Se ti laurei in tre anni sei un eroe. Se ti laurei in tre anni e dieci giorni sei un fallito. È la corsa che abbiamo creato perché raggiungere gli obiettivi in tempo significa essere eroi, meglio degli altri nei confronti, nei dialoghi, nei paragoni quotidiani che facciamo nella nostra società. Non possiamo educare le nuove generazioni a questa corsa malata. Non possiamo introdurre i bambini alla logica della competizione folle”.

“Ognuno si prenda il tempo che vuole per raggiungere i suoi obiettivi e i suoi risultati. Fermiamoci. Finché siamo ancora in tempo. Fermiamo la competizione dei saperi e la lotta tra poveri – scrive lo studente -. Non si può morire così.Laurearsi in 5 anni non è un fallimento. Arricchire le proprie conoscenze con un po’ più di tempo non significa essere peggio degli altri. Salviamo la vita ai nostri coetanei. Il tempo è vita, non deve essere il motivo per cui togliersi la vita“.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”