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Quarant’anni fa l’omicidio di Pio La Torre, Mattarella: “Esempio di impegno civico”

Il 30 aprile del 1982, il dirigente siciliano del Pci, Pio La Torre, e il suo collaboratore Rosario Di Salvo vennero assassinati in un agguato mafioso. La Torre svelò i legami di Cosa Nostra con la politica e lavorò per introdurre il reato di associazione mafiosa.

Pio La Torre: biografia

Pio La Torre, nato a Palermo il 24 dicembre 1927, entra nel 1960 nel Comitato centrale del PCI e, nel 1962 è segretario regionale in Sicilia. Nel 1972 viene eletto deputato, proponendo in Parlamento una legge che introduce il reato di associazione mafiosa, ed una norma che prevede la confisca dei beni ai mafiosi.

Nel 1981 torna in Sicilia per assumere la carica di segretario regionale del partito. La sua maggiore battaglia è contro la costruzione della base missilistica a Comiso che, secondo La Torre, rappresentava una minaccia per la pace nel Mar Mediterraneo e per la stessa Sicilia.


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L’omicidio

Il 30 aprile 1982, due moto affiancano l’auto con cui La Torre, insieme a Rosario Di Salvo, sta andando alla sede del partito. Alcuni uomini con il casco e armati di pistole e mitragliette sparano decine di colpi contro i due. Pio La Torre muore all’istante mentre Di Salvo ha il tempo per estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di morire. L’omicidio fu rivendicato dai Gruppi proletari organizzati.

La mano di Cosa Nostra

Dopo nove anni di indagini, nel 1991, i giudici del tribunale di Palermo hanno chiuso l’istruttoria rinviando a giudizio nove boss mafiosi aderenti alla Cupola di Cosa Nostra.

Nel 1992, un mafioso pentito, Leonardo Messina, ha rivelato che Pio La Torre fu ucciso su ordine di Totò Riina, capo dei corleonesi, a causa della sua proposta di legge riguardante i patrimoni dei mafiosi.

Mattarella: “La Torre esempio di impegno civico”

“Il quarantesimo anniversario della morte per mano mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo ci ricorda il loro significativo esempio di impegno civico per le generazioni presenti e future“, così il Presidente della Repubblica Mattarella nel giorno della commemorazione.

“Il consolidamento della legalità esige il coinvolgimento dei giovani in iniziative che tendono a mantenere viva la memoria dei valori di chi ha pagato con la propria vita la testimonianza prestata per la difesa di radici essenziali della Repubblica, per la difesa della liberà e della giustizia”.

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A proposito dell'autore

Laureata in Giurisprudenza a Palermo con una tesi di diritto penale, non ho mai abbandonato la mia passione per la scrittura. Curiosa ed ambiziosa, cerco di rinnovarmi continuamente.