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Quegli Erasmus che non voteranno

Gli studenti che si trovano all’estero per il progetto Erasmus non potranno votare. Lo ha chiarito il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, qualche giorno fa a Palermo, dopo che la questione ha tenuto banco da giorni.«Gli studenti all’estero non potranno votare perché tecnicamente è impossibile – ha spiegato il titolare del Viminale – in quanto bisogna essere iscritti nelle liste elettorali dell’Aire e non è previsto per chi è fuori da meno di un anno. Ci vorrebbe una legge ad hoc, che non è stata fatta in tempo.

Beata ingenuità della ministra. Non c’era il tempo. Ma certo. Che si può perdere tempo per dare a degli italiani all’estero il diritto di voto, in un momento come questo. Ma poi, quanti potranno essere? Qualche migliaia?

E cosa possono influire sui milioni di astenuti, sulla centinaia di migliaia di schifiati dalla politica, sulla marea di quanti comunque non andrebbero al mare perché siamo a febbraio, ma si alzerebbero dopo mezzogiorno ed a tutto penserebbero fuorché andare a votare.

Ha ragione la Ministro, che almeno ha evitato di dispiacersi, di tirare fuori quel lessico stretto di opportunità e circostanza che solitamente allontana ancora di più giovani e meno giovani dalla partecipazione alla politica.

Ma poi questo Erasmus per forza lo dovevano fare, santi figli. Ce ne erano cose qua da fare e da notare. Hanno rischiato di perdersi, Monte dei Paschi e Finmeccanica, il ritorno di Berlusconi, la paura di Bersani, la lucida, ma necessaria “follia” di Grillo.

Hanno fatto una scelta , lo studio e la loro formazione. E si sa quando si sceglie nella vita a qualcosa si deve rinunciare.

Questo la Ministro non lo ha detto. Forse però lo ha pensato.

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A proposito dell'autore

Nato a Cefalù il 7 giugno del 1970. Una laurea in Scienze Politiche presa nella consapevolezza un giorno di poterne dire male… Si occupa di relazioni esterne e comunicazione pubblica ed istituzionale, marketing e strategie di comunicazione. È stato consigliere d’amministrazione del Cerisdi di Palermo sotto la presidenza di Ennio Pintacuda (1998-2003). Ha scritto un romanzo che forse nessuno mai pubblicherà ed una raccolta di poesie che forse qualcuno un giorno leggerà. Appassionato di filosofia e politica, ha smesso con hobby così pericolosi e si concede qualche lettura di narrativa, qua e là senza strafare. Obiettivamente “un incompiuto”.