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Trentasei ore a Palermo: cosa vedere e cosa mangiare

Il capoluogo siciliano sta vivendo un risveglio culturale ambizioso, dove la tradizione viene reinterpretata e valorizzata in chiave contemporanea. In ogni ambito

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“La Sicilia non è l’Italia” recitano molto graffiti sui muri della città di Palermo, dando voce al sentimento diffuso sull’isola di estraneità, o comunque profonda distanza, sia fisica che culturale dal resto del Bel paese. Del resto, la famosa “Teoria della Sicilia” dell’artista Franco Battiato e del filosofo, e suo amico, Manlio Sgalambro recitava:

“Là dove domina l’elemento insulare è impossibile salvarsi. Ogni isola attende impaziente di inabissarsi. Una teoria dell’isola è segnata da questa certezza; un’isola può sempre sparire. Entità talattica, essa si sorregge sui flutti, sull’instabile. (…) Il sentimento insulare è un oscuro impulso verso l’estinzione. L’angoscia dello stare in un’isola, come modo di vivere, rivela l’impossibilità di sfuggirvi come sentimento primordiale. (…) La storia gli passa accanto con i suoi odiosi rumori. Ma dietro il tumulto dell’apparenza si cela una quiete profonda. Vanità delle vanità è ogni storia! La presenza della catastrofe nell’anima siciliana si esprime nei suoi ideali vegetali, nel suo tedium storico, fattispecie nel Nirvana”.

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Dominazioni straniere ed eredità

Profondamente influenzata dalle cultura greca e da quella latina, e poi bizantina, araba, normanna e dalla dominazione spagnola la città portuale capoluogo della Sicilia è nota per il suo particolare dialetto, per il suo street food, per la ricchezza e la varietà dei monumenti e dei palazzi che sorgono fra le vie del centro e dei vari paesi della provincia, per le chiese medioevali e barocche, per lo splendore sbiadito e – meno felicemente – per la celeberrima e pregiudiziale associazione con la Mafia. Negli ultimi anni la città sta vivendo un risveglio culturale ambizioso, in cui la tradizione viene reinterpretata e valorizzata in chiava contemporanea. Si è assistito, e si assiste tuttora, così, alla nascita e alla diffusione di ristoranti di alto profilo, locali che propongono vini naturali ed etichette di nicchia, importanti interventi di restauro e riapertura di palazzi storici chiusi per decenni.

Tre giorni a Palermo… comincia il viaggio: le spiagge

Oggi, dopo una prima parte dell’estate dal caldo torrido e gravi incendi, la regione e la città di Palermo tornano a risplendere, con temperature più miti e quel tepore settembrino che fa amare il mare forse più che in altri periodi dell’anno. Le spiagge più vicine alla città sono sicuramente Mondello, golfo protetto e spiaggia sabbiosa che a settembre sa fare bella mostra di sé, e l’Addaura, scogliera di facile accesso e molto vasta. Entrambe sono raggiungibili con i mezzi pubblici che partono dal centro cittadino. Un’altra meta marittima incantevole è Sferracavallo, piccolo borgo di pescatori, anche questo raggiungibile con i mezzi pubblici, anche se per una più vivace fruizione dei dintorni di Palermo è caldamente consigliato il noleggio dell’auto.

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Il centro storico

Palermo è una città dal centro storico compatto e in gran parte pedonale che fiorisce intorno a due assi principali: Corso Vittorio Emanuele e Via Maqueda. Tra le tappe da non perdere c’è sicuramente Palazzo Butera (https://palazzobutera.it/it/collezioni), palazzo aristocratico storico e museo artistico privato riaperto nel 2021 dopo anni di ristrutturazione. Sorge all’interno del quartiere storico della Kalsa e si affaccia sul Foro Italico, è stato costruito fra il XVIII e il XIX secolo e attualmente ospita la collezione di Francesca e Michele Valsecchi, una coppia italiana di collezionisti che ha raccolto opere pregevoli nell’arco di circa cinquant’anni.

Nell’arco dei tre giorni, percorrendo le vie del centro ci si ritroverà circondati dalla bellezza delle piazze, su tutte Piazza Pretoria, delle chiese, dei palazzi. Scegliere sembra impossibile, ma valgono sicuramente una visita: San Giuseppe dei Teatini, San Francesco d’Assisi, l’Oratorio di Santa Cita (riccamente decorata dagli stucchi del Serpotta), Santa Maria dell’Ammiraglio, splendido esempio di chiesa bizantina con decorazioni a mosaico, San Cataldo, che incarna lo stile arabo-normanno, la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, in stile barocco, e la Cappella Palatina dentro Palazzo dei Normanni, e, ovviamente, la Cattedrale. Per quanto riguarda i Palazzi segnaliamo Palazzo Steri o Chiaramonte Steri, costruito intorno al 1320 da Manfredi I appartenente ai Chiaramonte, e Palazzo Ajutamicristo, magnifica residenza di Guglielmo Ajutamicristo, ricco mercante pisano, divenuto nobile con la sua attività di banchiere, il quale commissionò, nell’ultimo decennio del ‘400, all’architetto Matteo Carnalivari la realizzazione del palazzo. Al di là di questi suggerimenti, una valida guida per programmare un percorso nell’arco di tre giorni è utile consultare la guida del Comune QUI 

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Shopping e cibo…

Tra una visita a una chiesa e un palazzo, nelle vie del cento storico e della Kalsa ci si potrà piacevolmente perdere nelle vie interne: qui sorgono una serie di spazi dedicati al design e all’artigianato tessile locale come il Mu Creative Spacehttps://mucreativespace.com/it laboratorio di creatività nato dalla collaborazione tra Cetti Davì e Dario Feo e mescolano sapientemente suggestioni giapponesi e materiali locali. Poco lontano, in piazza Aragona, c’è Junkle, brand che recupera materiali tecnici usati, scampoli e scarti di produzione prossimi alla dismissione per creare nuovi capi, come borse, zaini e complementi d’arredo. Una tappa per gli appassionati di moda è sicuramente quella nella boutique di Valentina Margiotti, Vali Boutique, https://vali.boutique/me/.

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Per mangiare, invece, sempre nei dintorni valgono la pena il ristorante Cicala, in via Sant’Alessandro 29, che propone una cucina territoriale ben rivisitata e ottime etichette, il Doba Restaurante e Terrace, che sorge all’interno di Palazzo Sovrana, di fronte l’imponente Teatro Massimo. Per chi, poi, volesse concedersi un’esperienza stellata si segnalano Gaggini www.gaginirestaurant.com in pieno centro storico, e il Charleston a Mondello (www.ristorantecharleston.com).

Gli amanti del vino, invece, troveranno pane per i propri denti Dal Barone, mecca palermitana per i vini naturali (www.dalbaronevino.it). Per quanto riguarda il cibo di strada si segnalano la rosticceria i Cuochini, in via Ruggero Settimo, poco lontano dal teatro Politeama, e Arianna, bottega gastronomica che sorge dentro il mercato del Capo. Per i dolci, esperienza golosa, barocca e imperdibile nel capoluogo siciliano, segnaliamo Cappello, Matranga e Costa, e, fuori dal centro, in Da José, in Via Messina Marine 267. Per il gelato, infine, senza ombra di dubbio, quello del maestro gelatiere Antonio Cappadonia, le cui gelaterie si trovano in centro: una in Piazzetta Francesco Bagnasco 29, fra il teatro Massimo e il Politeama, e l’altra in Via Vittorio Emanuele 401 a pochi passi dalla Cattedrale.

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