UniPa – I ragazzi dell’Associazione Intesa Universitaria – Giurisprudenza hanno intervistato Najeed Arghistani, studente di origine Afghane, in occasione del prossimo seminario “La Vicenda Afghana: Rinascita dell’emirato islamico e la figura della donna”
Najeeb Arghistani è uno studente di origini afghane di 26 anni dalla brillante carriera accademica: dopo essersi laureato in India in Business Administration, nel 2017 è stato selezionato dall’Università degli Studi di Messina, tra migliaia di studenti in tutto mondo, per un Master in International Management.
Forte di questo straordinario permesso di studio, Najeeb è ora in Italia, nella nostra Sicilia, lontano dal luogo in cui è nato e in cui ha vissuto per anni, e che ora è afflitto da un’incredibile crisi di diritti e libertà.
“La Kabul che vediamo in TV in questi giorni prima era molto diversa. Nonostante la guerra, solamente qualche mese fa, nella mia città viveva una comunità prospera di giovani ragazzi e ragazze, universitari interessati all’imprenditoria e all’economia, attivi frequentatori di coffee shops con thè afghano e caffè occidentale, locali di svago e piccole biblioteche”
La cultura era un elemento alla portata di tutti, e non era raro trovare bambini leggere libri e riviste, in maniera completamente gratuita e libera.
L’Afghanistan vantava squadre sportive sia maschili che femminili, in molte città le studentesse superavano in numero e in risultati gli studenti.
La battaglia per l’emancipazione della donna era ancora tutta aperta e i sogni si potevano realizzare, nonostante tutti gli ostacoli.
Poche settimane fa la città di Kabul è caduta, arresa al controllo dei Talebani, e ogni più piccolo progresso, passo e risultato è andato distrutto. Lo shock e la paura si sono diffusi molto rapidamente, soprattutto tra donne, ragazzi e bambini piccoli.
I sogni di intere generazioni sono andati in frantumi e tutti i diritti acquisiti in decenni di lotte vanno sbiadendosi. La libertà è negata, la speranza sparita, e ogni Università oggi è chiusa. L’Occidente ci ha abbandonato.”
Il popolo Afghano ha bisogno di aiuto e noi, Occidente di Democrazie in cui la libertà è venerata in maniera sacrosanta, dobbiamo sentirci responsabili e tendere le nostre mani quanto più possibile per assistere chi è bloccato in Afghanistan.
L’Università è oggi più che mai uno strumento fondamentale, un veicolo di cultura e anche un mezzo di liberazione.
Parlare, scrivere e condividere testimonianze come quella di Najeeb è un primissimo e basilare passo per sensibilizzare le Istituzioni e le future personalità ai vertici dei nostri Paesi a non restare indifferenti di fronte a drammi umanitari simili, ma a generare strumenti, ponti e cordoni umanitari utili a dare una seconda possibilità.
Viviamo il sogno della libertà per la sola ed esclusiva fortuna di essere nati in una determinata parte del mondo, abbiamo un privilegio e dobbiamo essere in grado di riconoscerlo e sfruttarlo positivamente.
In questo momento, a migliaia di chilometri dal luogo in cui ci troviamo, dal posto in cui stiamo leggendo questo articolo, un ragazzo come noi, un giovane, uno studente, ha perso la sua libertà e teme per la sua vita.
Intesa Universitaria – Giurisprudenza chiede che il mondo universitario si mobiliti per la creazione di canali simili, in grado di accogliere studenti e studentesse provenienti da Paesi in difficoltà, per dare una seconda opportunità, per fare in modo che i sogni siano ancora realizzabili. Questo è il nostro appello.
Massimiliano Abruzzo – Presidente Intesa Giurisprudenza
Lucrezia Catalano – Associata Intesa Giurisprudenza
Intesa Universitaria – Giurisprudenza, in tutte le sue componenti
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