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Brexit, addio alle serie tv britanniche? I possibili scenari

Secondo un documento visionato dal The Guardian, le serie britanniche di maggior successo come “The Crown” o “Downtown Abbey” non sarebbero più ‘europee’, rischiando così l’esclusione.

Un’indiscrezione che non promette nulla di buono per gli amanti delle serie british. Per l’UE, la Brexit varrebbe anche per i film e le serie tv. Per questo motivo, non dovrebbero più rientrare nella quota di almeno 30% di produzioni del vecchio continente sulle piattaforme on demand, come Netflix o Amazon.

Il documento “scottante” dell’UE

Sarebbe questo l’orientamento indicato in un documento visionato dal The Guardian, che si intitolerebbe: “La presenza sproporzionata di contenuti britannici nelle quote di prodotti on demand europei e gli effetti sulla circolazione e promozione di lavori diversi”. Lo scopo sarebbe quello di favorire una diversità dei contenuti.



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Gli obiettivi dell’Europa

Secondo il documento dell’Ue, continuando a considerare come europei i film e le serie tv britannici, si è arrivati ad una quantità “sproporzionata di programmazione britannica sulla televisione europea”. Tale sproporzione, sempre secondo i vertici dell’Unione Europea, “può incidere sul raggiungimento degli obiettivi di promozione delle opere europee e della diversità culturale previsti dalla direttiva sui servizi di media audiovisivi”. Al momento, la produzione audiovisiva della Gran Bretagna viene qualificata come europea, facendo riferimento alla Convenzione sulle televisioni del Consiglio d’Europa. Ma la direttiva Avms dovrà essere rivista fra tre anni, ed è allora che potrebbe entrare in vigore l’esclusione.

Il mercato audiovisivo del Regno Unito

La mossa dell’Ue potrebbe avere non poche conseguenze. Il Regno Unito, infatti, è al momento il maggior produttore europeo di programmi televisivi e cinematografici. La vendita dei diritti internazionali ai canali europei e alle diverse piattaforme ha fruttato all’industria televisiva britannica quasi 600 milioni di euro di vendite tra il 2019 e il 2020. Il Regno Unito è così diventato il secondo mercato audiovisivo più grande, subito dopo gli Stati Uniti. Un dominio non soltanto economico ma anche culturale che l’Europa, dopo la Brexit, vede come una minaccia.

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Cristina Riggio

Laureata in Giurisprudenza a Palermo con una tesi di diritto penale, non ho mai abbandonato la mia passione per la scrittura. Curiosa ed ambiziosa, cerco di rinnovarmi continuamente.

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