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Cyberbullismo, i numeri che dovrebbero far spaventare

Il 7 febbraio si è svolta la Giornata Mondiale contro il cyberbullismo. Un fenomeno apparentemente recente che negli anni ha creato le sue radici nel terreno sociale. Le vittime e i carnefici sono maggiormente gli adolescenti. Anche se il fenomeno si sta presentando anche tra i più piccoli. 

“La tutela delle vittime attraverso il diritto è importante, ma più che sanzione, la parola chiave è responsabilità. Di tutti gli adulti: genitori, insegnanti, presidi, avvocati, magistrati, politici, amministratori dei social”. Sono queste le parole di Marisa Marrafino, esperta delle tematiche legate al bullismo e al bullismo digitale, per il Fatto quotidiano.

Terre de Hommes e il portale studentesco ScuolaZoo hanno cercato di tirare le fila sui numeri legati al cyberbullismo. E la fotografia proposta nasconde un allarme preoccupante per le scuole e per i genitori. Nell’anno della pandemia il 61% dei ragazzi afferma di essere una vittima. Il 68% di aver assistito ad episodi di bullismo e cyberbullismo.

Sembra esserci stato un vertiginoso aumento del fenomeno, negando la diceria che “la pandemia ci avrebbe cambiato in meglio”. 

Come capire se una persona sta subendo cyberbullismo? 

I campanelli d’allarme che ci potrebbero fare intendere attacchi di bullismo sono tanti. Come l’essere nervosi o staccare completamente i contatti digitali. O anche sentirsi a disagio all’entrata di scuola o all’uscita.

Inoltre gli esperti registrano i grossi cambiamenti di umore che potrebbero presentarsi tra gli adolescenti colpiti. Un altro segnale potrebbe mostrarsi attraverso i disturbi del sonno e alimentari. Ma anche continue sensazioni di mal di stomaco. 

Tra gli effetti, invece, più visibili sul corpo ci potrebbero essere la perdita o l’aumento di peso in maniera rapida. E poi il culmine finale: tentativi di suicidio.

I segni del cyberbullismo sono molteplici e le ferite che infligge anche. Ma tutte hanno lo stesso effetto: tagliare a pezzettini l’anima di chi ne soffre, facendolo morire dentro. Una via per uscirne c’è. L’importante è saperlo. 


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”