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Didattica e distanza. Studenti e docenti a rischio “occhio secco” la regola del 20-20-20 per evitarlo

Una delle conseguenze spiacevoli della didattica a distanza è il dover stare molte ore dinanzi a a un computer. Una condizione che accomuna studenti e docenti. Con qualche problemino di scorta da non sottovalutare. Come per esempio l’occhio secco.

«L’esposizione prolungata a schermi digitali determina una più rapida evaporazione del film lacrimale, quel sottile strato di liquido che riveste la superficie oculare – spiega Stefano Barabino, responsabile del Centro superficie oculare e occhio secco dell’ospedale Sacco di Milano – Il motivo risiede nello scarso o incompleto ammiccamento: gli occhi vengono strizzati meno di frequente e questo rallenta la diffusione del film lacrimale sulla superficie dell’ occhio con conseguenze che vanno dall’affaticamento al bruciore, dall’irritazione al dolore. Se lo stimolo persiste a lungo questo provoca una infiammazione che può diventare cronica. Studi hanno dimostrato che la visione di fronte a schermi digitali determina una diminuzione del rateo di ammiccamento del 40%».

Ad oggi, a causa dell’isolamento, secondo dati Unicef, sono più di un miliardo gli studenti e i docenti che studiano o lavorano  a distanza. Gli esperti internazionali della società scientifica statunitense Tfos (Tear Film & Ocular Surface Society), hanno deciso di realizzare un breve video, per insegnare a fare piccole pause dagli schermi, secondo la regola 20-20-20. Ciò significa che ogni 20 minuti di visione da vicino bisogna fissare un punto lontano 20 piedi (poco più di 6 metri) per almeno 20 secondi. Ogni 20 minuti, poi, vanno chiuse le palpebre e vanno strizzate leggermente per 2 secondi facendo poi un ammiccamento.

Un modo semplice per evitare problemi più invasivi. Soprattutto se l’esposizione al computer dovesse, come probabile, protrarsi a lungo.

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