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Estate in discoteca, autunno in lockdown

E’ proprio così..dall’estate in discoteca all’autunno in lockdown è un attimo. Sembra ieri quando a giugno, a curva dei contagi quasi a zero, ci si è letteralmente dati alla pazza gioia. Con tanto di autorizzazione legislativa intendiamoci.

E così alle porte dell’estate, tutti in trepidante attesa degli open party delle discoteche. Un luglio a ballare e scatenarsi. Ingressi contingentati (solo in lista!) e distanziamento sociale (anche in pista?). Sembra un gioco di parole e invece è stata la realtà che abbiamo vissuto.

Tutti a saltare e gridare “dimmi dove e quando”, tutti con la voglia di ballare un raggae in spiaggia e….questi sono i risultati. Mesi di sacrifici gettati al vento per ragioni che davvero non sembrano spiegabili. Come si poteva pensare di aprire le discoteche e far ballare in modo statico i frequentatori, mantenedo la distanza sociale? Una presa in giro, ma a noi stessi. Poi qualche sanzione ogni tanto e chiusura per 48 ore per poi riaprire, come prima più di prima. E dopo la serata di ferragosto chiusura delle discoteche. Certamente, con la chiusura della stagione estiva, dopo due mesi di balli gomito a gomito, chiudiamo. Forse è meglio, forse stavamo esagerando.

Non è una critica qualunquista e non è neanche mancanza di comprensione verso chi deve prendere decisioni delicate per la salute delle popolazioni. Di certo nessuno di noi vorrebbe trovarsi nei loro panni. Ma sicuramente, permetteteci di dire, chiunque di noi avrebbe fatto dei ragionamenti molto semplici ed elementari per capire che bisognava preservare la gente, dopo i grossi sacrifici di tre mesi di lockdown. Perché se dai autorizzazione ad aprire le discoteche, non puoi pensare che chi le frequenta ci andrà e ballerà sul posto, in maniera “statica”. La discoteca statica è un ossimoro. Ballare si può. Ma … da fermi. E da soli. Sembra la trama di una puntata di Black Mirror. E invece è quello che si leggeva nel nel decreto del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

In buona sostanza veniva stabilito che presso una discoteca si poteva ascoltare “passivamente” la musica trasmessa ma non ballare, cosa che ovviamente hanno fatto tutti (anche chi scrive). La discoteca ripensata come un grande pub con un dj come sottofondo, sempre tenendo presente il distanziamento sociale. Vlendo anche lasciar perdere l’utopia insita in queste disposizioni, è comunque innegabile che per tutti una discoteca è la cosa più vicina all’idea di assembramento che può venire in mente.


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Ora, tralasciando il fatto che quando in un Paese si aprono le discoteche prima delle scuole c’è qualcosa che non funziona, vogliamo riflettere sulla contraddizione di aprire un luogo, in una fase di obbligo del distanziamento fisico, in cui è impossibile non stare appiccicati?

Come si poteva pensare che una situazione del genere non avrebbe avuto conseguenze? E dire che tutti, virologi, scienziati e opinionisti, avevano predetto la possibile seconda ondata del virus. Forse ci saremmo aspettati un senso di responsabilità maggiore da chi ci governa. Perché sono loro che devono indirizzarci. Non è facile, nessuno lo mette in dubbio. Ma tant’è che questo ruolo è ricoperto da loro, con onori e oneri. E noi affossiamo.

Eccoci qui, alle porte quasi dell’inverno a prepararci a soffrire ancora, a perdere ancora punti percentuali di PIL, a disperarci perché non riusciremo a sbarcare il lunario. Però almeno ci siamo scatenati in estate. Del resto, come disse qualcuno…non c’è vida senza movida no!? E adesso forza con la didattica a distanza, con lo smartworking, con i ristoranti e i pub che chiudono alle 18, con le attività commerciali che chiudono e basta.

E noi paghiamo….che amarezza!


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