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Flavio Briatore sui giovani: “Offro 1.700 euro al mese, ma non hanno voglia di lavorare”

Anche l’imprenditore Flavio Briatore si aggiunge alla lista di coloro che non riescono a trovare lavoratori, soprattutto giovani, per la stagione estiva ormai iniziata. L’ultima sua dichiarazione in merito è chiara e netta. “Pago 1.700 euro al mese, ma non trovo personale. E dietro ci sono varie cause”.

Inoltre in varie occasioni, l’ultima durante un intervento nel programma di Rai3 Cartabianca, Flavio Briatore ha raccontato che il numero di curriculum arrivati nella sua scrivania è drasticamente diminuito, dal Twiga al Billionaire. Così l’imprenditore, ormai stabile a Monte Carlo, ritiene che una delle motivazioni dietro questo calo di curriculum è legata al reddito di cittadinanza.

Non è il primo ad aver sviluppato questa teoria. Già da mesi imprenditori del settore turistico, ma anche politici, si veda Vincenzo De Luca in Campania, sostengono che il governo centrale punti più sui sussidi che sugli incentivi alle piccole o grandi aziende.


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Flavio Briatore sui giovani: “Offro 1.700 euro al mese, ma non hanno voglia di lavorare”

Sempre Briatore ha argomentato la propria carenza di personale così: “Se la colpa è dei salari o del reddito di cittadinanza? Di entrambi. Quando il governo comunicò il lockdown fino al 30 luglio i ragazzi migliori hanno accettato posizioni all’estero. Tra quelli rimasti non c’è più la voglia di prima, non c’è ambizione.

E aggiunge: ” Da noi uno stipendio medio è una forchetta tra i 1500 e i 2000 euro più le mance ai dipendenti che possono arrivare a mille euro eppure ci dicono che vogliono lavorare in nero per non perdere il reddito di cittadinanza. I ragazzi non hanno più voglia di fare, sono disinteressati al lavoro“. Se da una parte l’esperto imprenditore ritiene che in Italia si valorizzi poco un giovane, d’altro sostiene che ormai in un ciclo di sussidi la forza lavorativa dei giovani si sia annullata.

Qui le sue parole


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”