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In cerca di verità sui pescatori di Mazara

Sono passati più di 50 giorni dall’annunciato sequestro dei pescatori di Mazara del Vallo nelle coste libiche. I 18 pescatori non vedono da settimane i propri familiari.

Una vicenda tragica, lasciata in secondo piano a causa dell’emergenza sanitaria in corso. In queste settimane perfino Papa Bergoglio ha dedicato qualche parola su questa storia. I familiari, disperati, stanno da settimane a Roma, davanti Palazzo Montecitorio, a chiedere un incontro con le istituzioni. Passano le giornate lì, immobili, in cerca di una risposta. Fortunatamente la Croce Rossa ha prestato loro un tendone, dove ripararsi e mangiare.

L’accusa ai pescatori di Mazara del Vallo

L’accusa principale contestata ai 18 pescatori di Mazara è di aver pescato in una zona che la Libia ritiene di propria competenza. Al centro di tutto c’è la cosiddetta “Guerra del Pesce“, una battaglia da decenni in corso nel Mediterraneo, per la pesca del pregiato gambero simbolo, della città di Mazzara. Ai familiari andrebbe bene anche che le autorità libiche sequestrassero il peschereccio, pur di avere di nuovo tra le proprie braccia i 18 mazzaresi.

La mediazione

Il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha dichiarato: “Stanno bene, priorità riportarli a casa. Escludo nessi con la mia visita nel Paese nordafricano”. Perché casualmente il ministro si trovava in terra libica proprio nei giorni del sequestro dei pescatori di Mazara. La Farnesina, l’organo del Ministero degli Esteri, è in continuo aggiornamento sulla loro situazione.

Anna Giacalone, la madre di uno dei pescatori, in attesa degli sviluppi, ha detto: “Ci sentiamo un po’ abbandonati, c’è fiducia nelle istituzioni, ma finora non abbiamo visto niente di concreto. In più occasioni la Farnesina ha garantito che sono ‘in buone condizioni di salute’, ma in effetti non è mai stato possibile stabilire un canale di comunicazione”.

Secondo fonti non confermate dal Ministero, lo scorso 20 ottobre sarebbe dovuto iniziare il processo a loro carico, che invece pare non aver avuto luogo”. Una vicenda delicata, spinosa, che ha bisogno di risposte, per i 18 concittadini sequestrati e per le loro famiglie in apprensione.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”