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In Sicilia la Grotta delle Cento Scale…e alla fine trovi un tesoro

La Grotta delle Cento Scale (o grotta dei Marinero) si trova a Scicli in provincia di Ragusa. Il nome è già tutto un programma, ma è avventurandosi al suo interno che si scopre un piccolo mondo antico e prezioso.

La Grotta è un antico passaggio ricavato lungo i cento gradini che conducevano dalla sommità del colle di San Matteo fino a valle, cioè a una sorgente d’acqua dolce (ancora oggi presente) di primaria necessità in caso di assedio nemico o quando gli sciclitani dovevano nascondersi se la vedetta annunciava l’arrivo, abbastanza frequente delle navi saracene. Siamo nella “pancia” del colle, l’accesso è dall’antico quartiere di Santa Maria La Nova e il percorso nelle viscere della terra, scavata dall’uomo, doveva condurre fino al letto di un millenario fiume carsico sotterraneo. Alla fine delle “Cento Scale trovi un tesoro..

La Grotta delle Cento Scale si trova proprio nelle viscere del colle. L’accesso è nell’antico quartiere di Santa Maria la Nova e il percorso nella “pancia” della terra, scavato dall’uomo, conduce fino al letto di un millenario fiume carsico sotterraneo. Le Scale sono davvero cento, e anche di più e possiamo dire che questa grotta rappresenta un tesoro, cui se ne aggiunge un altro, Il presepe perenne dei fratelli Marinero che nel 1977 i due fratelli decisero di costruire.

Ebbene sì, è questo che rende ancor più unico il luogo: una città in miniatura con i suoi personaggi, le casette, le luci. Lo stesso cammino in questa misteriosa grotta, è già un’esperienza. , senza ombra di dubbio, molto prezioso: si arrampica sulle pareti rocciose, illuminato e abitato dalle statuine. Si tratta di un’attrazione che consente anche di conoscere qualcosa in più sulla città di Scicli, sulla sua conformazione e sulla sua storia.

Perchè si chiama “Grotta delle Cento Scale o “Grotta Marinero?  

Pochi sanno che le fonti storiche locali riportano in realtà riportano non una ma ben due “centoscale”! La prima è quella che ancora oggi è in parte visibile, ovvero la sopracitata scala nella all’interno della cosiddetta grotta Marinero la seconda invece è quella che veniva definita la Scala di Anselmo ma di cui si sa veramente poco.

Gli storici da sempre ne hanno descritto le vestigia e la rarità di questi spettacolari lavori di ingegneria umana. Per fare un  un po di chiarezza iniziamo da alcune notizie storiche:

Don Mariano Perello , cappellano dell’ordine Gerosolimitano dei Cavalieri di Malta, storico e fine archeologo, a proposito della Scala di Anselmo, nel 1640, scriveva:

una meravigliosa cava sotterranea da 500 passi, quale fino al giorno di oggi si conserva e si vede; ove possono passare agiatamente due uomini a cavallo e due a piedi. Secondo le fonti la strada dovrebbe estendersi da sopra il Castello dei Tre cantoni sino al Molino sotterraneo detto della Botte (zona via Fiumillo)

Nel 1879 il canonico Giovanni Pacetto , riguardo la scala di Anselmo, affermava:

di questa strada se ne ignora l’ingresso, il quale essendo stato all’interno del nostro antico castello, allorquando questo interamente crollava pel summentovato terremoto del 1693 ne veniva coperto colle sue ingenti rovine. Nel dammuso che sottostà al campanile della chiesa di San Matteo se ne osserva tutt’ora l’incavo e la direzione procedendo a discendere internamente nella declinazione di quella collina, passando dinnanzi l’attuale chiesa di Santa Caterina, ove fu scoperta allorchè si costruiva primitivamente la strada della Maestranza.

Per le Centoscale invece, opera attribuita da Antonino Carioti al mitologico architetto Dedalo, il giudice Salvatore Rizza, riprendendo i suoi predecessori, affermava:

Al di là di questo cioè la grotta Marinero  il cunicolo si restringe e si addentra con una leggera pendenza in salita , fino a terminare in un’apertura, all’incirca del diametro di quaranta centimetri, al di là della quale si intravede una grotta. È probabile che a monte la galleria si dirami in due tronconi, uno dei quali sbocca nel punto che si appella col nome di Steri

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È importante sottolineare che le fonti qui citate sono solo alcune e qualcuna di queste da “prendere con le pinze”, perché frutto delle concezioni e degli studi di quei tempi. Purtroppo la roccia non è possibile datarla con metodi scientifici, come per i materiali organici,di conseguenza non è facile stabilire l’esatta epoca di costruzione di questi luoghi. Si possono però fare però dei confronti con altri esempi più famosi come le Centoscale di Cava Ispica , all’interno del Parco Forza, ancora oggi visitabili.

Queste scale molto probabilmente servivano per collegare i centri fortificati con lefonti d’acqua  sicure, anche in caso di assedio. Le Centoscale, a detta delle fonti, collegavano lo Steri con la fonte d’acqua ancora visibile nella grotta Marinero. Il percorso probabilmente continuava fino al castello, ma ad oggi, per trasformazioni postume nel reticolato urbano, è difficile ricostruirne l’antico tracciato.

Peraltro il racconto di Jean Hoüel del 1782 sulle Centoscale di Ispica può essere tranquillamente utilizzato per descrivere le Centoscale di Scicli:

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Una scala scavata all’interno della roccia, per scendere dall’alto fino in basso, al fine di attingere l’acqua senza essere visti e senza correre alcun pericolo, fa supporre, per la sua bellezza, che gli abitanti di questa rocca conoscessero le arti e le sapessero usare. Questa scala è veramente ben fatta: non mi è stato possibile discendere fino in fondo, perché è riempita di massi…

Anche queste ipotesi ricostruttive vanno analizzate con dovuto distacco, perché basate su alcune delle fonti, riportate sopra, la cui certezza sul campo non è stata ancora confermata.

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