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In trincea come carne da macello. La rabbia di un giovane medico

In questo momento, i giovani medici che stanno lavorando nelle varie regioni colpite in diversa misura dal Covid 19, sono tantissimi ma non accettano elogi e ringraziamenti.

Chiedono con forza di investire sulla sanità, sulla loro formazione per avere più armi a disposizione per guerre come quella che ci troviamo a combattere oggi.

Avete impoverito la sanità, e ora ci mandate in guerra“. È questa la sintesi del lungo post su Facebook di un giovane medico salentino, Giorgio Calabrese, che lamenta l’impossibilità di specializzarsi e che quindi si trova inerme, perché non può ora svolgere la sua professione per tutelare la salute degli italiani, nei giorni funesti del Coronavirus.

Uno sfogo che può essere letto come un’accusa diretta alla classe politica colpevole di aver creato i presupposti di una sanità ormai prossima al collasso. “Sono uno dei tanti giovani medici che vorrebbe avere maggiori competenze per poter dare una mano ai colleghi della Lombardia, uno dei tanti che vorrebbe sentirsi più utile. Noi medici non specialisti facciamo tutti la nostra parte sul territorio, chi come medico di continuità assistenziale, chi come sostituto di medici di medicina generale, chi nei pronto soccorso o nelle case di riposo. Siamo formati a metà, come a metà sono formati i circa 10mila medici abilitati d’ufficio, che credete vi possano salvare dai vostri errori, buttandoli in trincea in questa guerra, come carne da macello“.

È rabbia, quella del giovane dottore originario della provincia di Lecce. Rabbia perché dopo gli anni di studio non riesce a specializzarsi. Perché non ha potuto, quindi, neppure rientrare nella selezione del bando della Protezione civile. Un professionista a metà, la sua, sospeso in un limbo a causa della mancata specializzazione.

Avete impoverito la sanità come fosse un qualcosa di superfluo, di non necessario, rimandando di anno in anno un problema che avreste già dovuto risolvere, pensando prima ai vostri interessi politici ed economici. E ora cosa fate? Pregate in ginocchio i medici specialisti affinché vadano in Lombardia per evitare una catastrofe già in corso, chiede ai medici in pensione di andarsi a suicidare per i vostri errori, chiedete ai medici cinesi di accorrere in nostro aiuto. Quello che state facendo è cercare solo di mettere una toppa su una falla creata in anni e anni di politiche sciagurate, proponete contratti indegni, in libera professione e senza alcuna tutela“.

Le parole del giovane dottore nei confronti dei politici sono durissime: “Volete l’aiuto di specialisti che non esistono, perché vi siete ostinatamente rifiutati di formarli, nonostante siano anni che vi poniamo il problema. Gli anestesisti rianimatori, gli pneumologi, gli igienisti, gli infettivologi che tanto disperatamente cercate non esistono. E si ci sono, si trovano all’estero e non torneranno perché li avete pugnalati alle spalle“.

Allo stesso tempo, Giorgio Calabrese si rivolge agli italiani, perché capiscano l’entità del dramma: “Chiedo di non chiamarci eroi e di non dedicarci applausi dai balconi. Chiedo solo di ricordarvi di questi giorni difficili perché quello che facciamo in questi giorni lo facciamo sempre. L’efficienza della sanità la dovete pretendere da chi votate, e non dagli operatori sanitari che sputate, picchiate e denunciate quando le cose non vanno come vorreste“.

LA LETTERA

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