Gli esami della sessione invernale sono nel vivo del loro proseguimento. Tra i docenti che hanno tenuto esami per questo semestre all’Università di Palermo c’è anche il professore Francesco Cappello. Il docente insegna Neuroscienze al dipartimento di Medicina e ha tenuto all’incirca una ventina di esami. Tutti risultati buoni, nessun bocciato. Ma attraverso il suo profilo Facebook, in cui è sempre attivo per comunicare le ricerche del suo team e per dare spiegazioni in maniera semplice, ha voluto sottolineare che gli alunni stanno perdendo la formazione sul campo. E quella mnemonica è solo sufficiente per il voto finale, non utile per la formazione personale. Ripetere a pappagallo, termine spesso usato dagli insegnanti, è utile, secondo Cappello, solo per quel breve esame orale fatto attraverso uno schermo senza anima.
Ecco il post delli Francesco Cappello pubblicato su Facebook un giorno fa.
“Oggi ho fatto esami, 20 studenti, tutti promossi, range di voti da 18 a 30. Conoscenze mostrate dagli studenti: poche e superficiali. Capacità critica: non pervenuta. La pandemia sta desertificando la formazione universitaria degli studenti, i quali non avendo modo di interagire tra loro e coi docenti non hanno altro da fare che provare a imparare e ripetere a pappagallo i riassuntini delle lezioni dei docenti. Penso di non essere il solo ad aver notato questa drammatica involuzione. Dobbiamo uscirne al più presto, o i danni culturali e professionali saranno incalcolabili. A chi continua a dire “andrà tutto bene” rispondo “sta andando tutto male”. A chi non lo comprende, auguro di continuare a vivere beato. E poi per chi mi chiede perché non abbiamo bocciato tutti gli studenti rispondo che non possono pagare due volte il prezzo di questa pandemia. Agli studenti auguro di recuperare presto il gap che si è creato.”
Inoltre l’insegnante ha rivelato di non aver avuto il coraggio di bocciare alunni per non fare pagare due volte il peso della pandemia. Cappello si è dimostrato umano e comprensivo nei confronti dei suoi studenti, ma per lui resta fondamentale mettere al centro la perdita formativa dietro ai giovani, che si spera si possa recuperare.
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