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Le lacrime di coccodrillo della politica siciliana. Ipocrita nella lotta al dissesto idrogeologico

La nostra amata Sicilia riserva tante legittime aspettative sui settori maggiormente strategici della Regione. Alcune di queste sono fondamentali per la vita dei siciliani, come quella sul ruolo di salvaguardia della incolumità dei cittadini e sulla messa al riparo da eventuali minacce generate dalle sempre più frequenti catastrofi naturali correlabili anche all’incuria umana.

Che la politica sia spesso ipocrita, purtroppo, è cosa nota. Il rituale è sempre uguale e reiterato: accade un evento catastrofico, parte la conta dei danni, davanti ai microfoni si rincorrono sempre le solite parole: prevenzione e previsione, si parla sempre di mancanza in Sicilia di dipendenti qualificati, di fondi non spesi e la politica cosa fa? Toglie i pochi soldi stanziati, stabilizza precari storici con formule molto discutibili e non assume personale qualificato o lo assume per pochi spiccioli ed a tempo determinato. Una palese manifestazione dell’assurda gestione della pubblica amministrazione siciliana, viene declinata nell’assunzione di 17 professionisti qualificati che sono impegnati nella gestione degli interventi per la lotta al dissesto idrogeologico e nell’attuazione degli investimenti correlati (in parte finanziabili all’interno del PNRR). Ancora una volta ci chiediamo se per tali figure, altamente specializzate, assunte da precari (contratto semestrale) all’interno del dipartimento di protezione civile, ci sia un piano che ne permetta la stabilizzazione considerata la voragine professionale presente all’interno dell’amministrazione pubblica regionale.

Si parla sempre di mancanza di tecnici esperti, di personale qualificato nella pubblica amministrazione per accelerare la spesa, nel nostro caso specifico la spesa è rappresentata da interventi contro il dissesto idrogeologico e per la salvaguardia stessa dell’incolumità pubblica e privata. Ambiti la cui importanza e priorità non deve certo essere motivata.

Il contributo tecnico del nostro gruppo, già nelle prime settimane, è stato tangibile e fattivo, come dimostrano i risultati ottenuti. Si è dato nuovo impulso nell’affrontare dissesti di grande complessità tecnica attingendo al bagaglio tecnico-scientifico e di esperienze che il gruppo nel suo complesso può orgogliosamente vantare. Siamo, inoltre, correntemente impiegati nella gestione delle varie OCDPC emanate a seguito di eventi calamitosi che nel complesso valgono molte decine di milioni di € di investimenti pubblici che senza il nostro ormai essenziale contributo potrebbero non essere mai spesi in pesante danno alle economie locali.

Alla luce di questi primi risultati ci chiediamo come si possa solamente immaginare che l’amministrazione, che palesa una mancanza cronica di tecnici specializzati negli ambiti chiave quali la lotta al dissesto idrogeologico, l’energia e di protezione civile (solo per citarne alcuni), possa fare a meno di queste risorse. Risorse che già sono organiche all’amministrazione regionale e che potrebbero e dovrebbero essere messe in grado di colmare questi gap, se solo venissero valorizzate. Il ritorno che se ne potrebbe ottenere non è solo quantificabile in termini di forza lavoro di elevata professionalità, ma anche sicuramente di immagine per la regione tutta. Potrebbe essere una maniera concreta per dare un segnale forte del fatto che esiste una seria volontà politica di recuperare il tempo perso e di valorizzare le risorse, di elevato profilo, rimaste sul territorio. La nostra condizione rappresenta quasi un paradosso rispetto agli stessi principi e finalità del cosiddetto decreto Madia (art. 20).

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