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Lo studente in crisi

Gennaio è un mese duro e gli alibi per non studiare sono ormai caduti tutti. Siamo solidali e vi indichiamo una pagina facebook per una piccola pausa dai libri. 🙂 Si chiama Lo studente in crisi e contiene immagini ironiche sullo status di studente alle prese con esami e laurea.

Vi proponiamo alcune “chicche”. 🙂

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A proposito dell'autore

Tony Siino vive a Palermo, ha 43 anni, è laureato in Scienze Politiche e ha una passione per l'Information and Communication Technology, i nuovi media, la comunicazione, i blog, l'accessibilità e l'usabilità, l'information architecture e la radio. È dottore di ricerca in Sociologia. Lavora come web strategist e web content manager e come speaker radiofonico (a Radio Time). Scrive articoli sull'ICT per siti Internet e per riviste specializzate. Ha ideato la directory italiana dei blog www.blogitalia.org, il blog di Palermo Rosalio e ha un suo blog (www.deeario.it). Ha ideato e coordina l'ex blog ufficiale dell'Università degli Studi di Palermo (www.younipa.it).

3 Risposte

  1. PIERAZZA

    Si potrebbero citare anche i casi di studenti che, lasciandosi prendere troppo dallo studio della materia, iniziano a dialogare a distanza con gli studiosi di tutti i tempi, soprattutto con quelli che sono passati a miglior vita. Come me che qualche giorno fa allontanandomi dai libri di sociologia ho sentito la voce di Talcott Parsons che urlare: Pieraaaa, viri ca a tia talìu. E cinque minuti Talcott, il tempo di un caffé…
    Perché poi un sociologo americano dovrebbe parlare il palermitano non l’ho ancora capito.
    Ci sarebbero anche quei casi meno rari di studenti che iniziano a esprimersi nel quotidiano usando la terminologia della materia che stanno “preparando”, capacità che si conclude in genere quando la materia è verbalizzata.
    E poi quale altro esempio?

  2. Rosa

    dopo 8 esami in 27 giorni ho perso l’uso della parola. Cercavo di esprimermi ma non riuscivo a ricordarmi come si chiamavano le cose piu’ comuni e piuttosto che dire “passami l’acqua” indicavo l’oggetto farfugliando parole incomprensibili e mio padre mi disse “meno male che vai all’universita’”