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Palermo. Il cipresso di Natale del sindaco Orlando

Cipresso o Abete? Nel Frattempo l’albero di Natale scatena l’ironia sui social. Correva l’anno 1441, nella fredda Tallin quando in occasione del Natale, fu messo nella grande piazza del Municipio un grande abete.
No. Alt.

Forse è successo in Germania nel 1611 e fu la Duchessa di Brieg che, secondo la leggenda, aveva già fatto adornare il suo castello per festeggiare il Natale, quando si accorse che un angolo di una delle sale dell’edificio era rimasto completamente vuoto.

Per questo, ordinò che un abete del giardino del castello venisse trapiantato in un vaso e portato in quella sala.
Lettonia o Germania, che non si dica che il grande Sindaco Orlando, della dinastia d’Orlando, primo del suo nome, padre dei palermitani e dei pupi siciliani, devotissimo alla Santuzza, non ci metta la sua.

E infatti che furono i druidi o i romani, i lettoni o i tedeschi, da che mondo e mondo insomma l’albero di Natale sempre abete fu. E invece no, magia tutta Orlandiana (si insomma di quella per cui la munnizza non è munnizza ma arredo urbano e a Palermo, a Ballaró magari, puoi stare con le porte aperte – e certo manco le porte ci sono più! ) l’abete è diventato un cipresso (o almeno così sentenzia il web). Parte così in rete l’ironia fantasiosa dei palermitani anche per esorcizzare un non certo leggero 2020. Nell’anno della Pandemia un cipresso è l’albero più appropriato.

Sissignore, un cipresso… di quelli cimiteriali insomma, e non perché al Camposanto le cose vadano meglio eh, c’è traffico anche lì, con buona pace del sentimento di pietà per i defunti che, da Priamo in poi, ha contributo alla creazione della Civiltà, come oggi è intesa.

Che pignoli però, sempre a puntualizzare. E la città è sporca, e c’è traffico, e tante piazze del centro storico sono zone franche per lo spaccio, e gli esercenti delle ztl non ce la fanno più, e l’abete si è trasformato in cipresso.

Cosa può farci il padre dei pupi, ops pardon, il sindaco della quinta città d’Italia? Tanto, non tutto, certo. Nella vita vera non ci sono dinastie né draghi ma scartoffie e burocrazia; non ci sono sudditi ma cittadini, uomini e donne libere con cifre di diritti (e altrettanti doveri che spesso dimenticano); nella vita vera c’è ricchezza e povertà e c’è la buona politica che cerca di appiattire la diseguaglianza; ci sono ingiustizie ed eroi ed impegno quotidiano perché i secondi abbiano sempre la meglio.

Ma nella vita vera, così come nelle fiabe di ogni tempo, c’è il Natale e ogni Natale ha il suo albero, il suo abete luccicante e colorato, gioioso ed accogliente.

E in un mondo che va a 3000 km/h ma è in grado di essere messo al tappeto da un minuscolo e letale virus, forse alcune cose, semplici, dobbiamo tenercele strette. Quella magia tutta natalizia che ci fa ancora sorridere e sperare davanti ad un abete vestito a festa.

Quindi, caro Sindaco Orlando, ci dia indietro il nostro abete, ci restituisca insomma qualche certezza in questa grande giostra che è Palermo e non perché abbiamo paura dei cambiamenti, anzi, ma perché sappiamo bene, noi figli del Gattopardo, che talvolta tutto cambia per restare uguale. E così, Palermo, non ci piace. Ma l’abete si.

Raccoglieremo i commenti più simpatici degli internauti, per una collezione tutta da ridere

U cipresso ri ruatuli???

Di questi tempi un cipresso al posto di un abete mi sembra …adeguato!!

Quest’anno si usa l’albero SLIM. Sei antico ?

È un dono.Per quest’anno può bastare.

È un Abies nebrodensis che fa finta di essere un cipresso per evitare l’estinzione

Se passate da Via Cipressi vedrete che ne manca uno

Aggiornamento: era un cipresso. L’amministrazione ci ha messo una pezza

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