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“Più grave l’aborto della pedofilia”, Don Andrea indigna il web

L’aborto è più grave della pedofilia. Le parole di Don Andrea che indigna il web.

“L’aborto è il più grande degli scempi. È più grave l’aborto o un atto di pedofilia?”. E ancora: “Le mogli siano sottomesse ai mariti. Sentito cosa dice qua?”.

Queste parole non sono state scritte nel Medioevo, ma nel 2020, prossimo 2021. Il medievale che ha proferito tali parole mercoledì 27 ottobre è Don Andrea Leonesi. Da anni celebra messe a Macerata, nella Chiesa dell’Immacolata. Una persona che è abituata a stare a contatto con i fedeli, a cui una gaffe del genere -sempre se si può definire tale- non si può perdonare.

Cosa ha portato don Andrea a dire quelle parole?

Le parole di don Andrea nascono da un commento nei confronti dell’attualità politica polacca.

In Polonia questa settimana è stata approvata la legge contro l’aborto, anche in caso di malformazione del feto. Questa approvazione ha portato tante persone, per la maggioranza donne e membri attivi delle comunità arcobaleno, in piazza per protestare contro questa nuova legge. Ancora oggi le immagini rimbombano sul web e siti di informazione. A Don Andrea la protesta non è andata per nulla giù, tanto da iniziare questo intenso flusso di coscienza che in molti avrebbero voluto non sentire.

Don Andrea indigna il web

“In Polonia sono arrivati a fare una legge che vieta l’aborto anche per il feto malformato. Una cosa simile in Italia oggi neanche puoi dirla che subito ti…
“L’aborto è il più grande degli scempi. Mi verrebbe da dire una cosa che se la dico poi scandalizzo mezzo mondo”.

Il sacerdote prova a fermarsi, senza però riuscirci:


“E’ più grave l’aborto o un atto di pedofilia? Il problema è che siamo così impastati in una certa mentalità… Non voglio dire che la pedofilia sia niente. Ma, ditemi, cos’è più grave?”.

Neanche i protagonisti del Nome della Rosa sarebbero arrivati a tanto, e si parla di Alto Medioevo!


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”