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Pizzo a Palermo, imprenditore edile fa arrestare il suo aguzzino ma gli revocano l’appalto

Oltre il danno anche la beffa per un imprenditore edile anti-pizzo di Palermo. “Dopo la denuncia e l’arresto, di Orazio Di Maria, accusato di concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso , le due proprietarie mi hanno revocato l’appalto. Il direttore dei lavori mi ha contestato alcuni ritardi, ma poi mi hanno manifestato la delusione per non essere state informate della vicenda, non condividendo la scelta della denuncia“. Lo ha raccontato l’imprenditore ai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria diretto dal comandante il colonnello Gianluca Angelini.

Un altro proprietario della Vucciria, però lo ha chiamato e gli ha affidato lavori. “In questa storia – dice il colonnello Gianluca Angelini, – la differenza l’ha fatta il coraggio del giovane imprenditore che non ha commesso l’errore di piegarsi alle richieste estorsive, ma si è rivolto alle istituzioni. La risposta, immediata ed efficace, è la dimostrazione di come sia fondamentale in queste situazioni rompere l’isolamento in cui viene a trovarsi la vittima e affidarsi alla rete della legalità: associazioni antiracket, forze dell’ordine, magistratura e cittadini formano una squadra coesa che non potrà mai essere sconfitta da questa becera criminalità”.

L’imprenditore anti-pizzo di Palermo e l’amara sorpresa

In carcere quindi è finito un altro esattore del pizzo e sono stati sequestrati beni per 200 mila euro. Su delega della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, la Guardia di finanza, coordinata dal procuratore aggiunto, Salvatore De Luca, ha eseguito la misura di custodia cautelare emessa dal gip a carico di Orazio Di Maria, 37 anni, per concorso in estorsione aggravata dal metodo mafioso. Gia’ l’11 marzo era stato arrestato in flagranza di reato Riccardo Meli, 31 anni, bloccato dai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo mentre riceveva 300 euro a titolo di ‘messa a posto’.


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La vittima, che aveva da poco avviato lavori di ristrutturazione, era stata avvicinata dai due indagati che hanno avanzato richieste estorsive sempre più esplicite. Grazie alla denuncia presentata dall’imprenditore, costantemente supportato da un’associazione antiracket, in pochi giorni gli investigatori sono riusciti ad arrestare l’esattore della mafia. Lo sviluppo delle indagini ha consentito di arrivare al secondo arrestato che è risultato colui che ha presentato la vittima al complice e che nel tempo ha partecipato alle pressioni estorsive.

Gli accertamenti hanno inoltre dimostrato che gli indagati e i rispettivi nuclei familiari, negli anni non avevano dichiarato redditi leciti o altre forme di finanziamento capaci di giustificare le spese e gli acquisti nel tempo sostenuti. La procura ha quindi emesso un provvedimento di sequestro di beni per 200 mila euro, compreso un pub alla Vucciria nella disponibilità di Di Maria.

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