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Professori e assistenti universitari: come li vedono gli studenti

Periodo d’esami: quale miglior momento per parlare dei professori? Categoria che stimo moltissimo, altrimenti non avrei mai potuto studiare Lettere, si capisce. Ma saltando tutte le considerazioni ovvie sul valore dell’ istruzione, dell’insegnamento e bla bla bla, mi fa piacere trattare della categoria dei docenti. Non quelli del Liceo, quelli con cui alla fine instauri un rapporto confidenziale, dopo cinque anni di scuse inverosimili per giustificarti di non aver studiato.

Parlo dei docenti universitari, quelli che decidono cosa dobbiamo studiare, che scrivono libri e che, quindi, influiscono sul nostro sapere, il che non è poco. Diciamo che è un post interessato, così magari qualche professore lo legge e si sensibilizza…

Tenendo presente che ogni situazione è diversa e che, in base al tipo di studente che si trova davanti, il/la prof può assumere connotati diversi, mi cimenterò in un’analisi più o meno approfondita sui professori che ho incontrato nella mia (lunga e non ancora terminata) carriera universitaria.

I finti comprensivi: Sono quelli gentili nei modi, che ti esortano a farti avanti se non hai capito bene qualcosa o vuoi fare un intervento durante le lezioni. Non appena vi azzardate a chiedere questo o quel chiarimento, vi guardano con aria di riprovazione perché gli siddia rispiegare e vi distruggono con lo sguardo. «Giovanotto, che cos’è che non ha capito?»; «Giovanotto, mi segua!». Gli stessi professori agli esami sono assai comprensivi con le ragazze: «Capisco che è il suo primo esame, cerchi di essere più sicura: 25». Salvo poi sbottare con i maschi: «Giovanotto! – sempre stu giovanotto! – l’esame lo passa ma non si studia così! Io l’avverto! Le do 22». Succede di assistere a scene del genere.

I veri stronzi: Quelli che ti rimandano sette volte prima di darti la materia. A me non è mai capitato (almeno fino ad ora) ma rabbrividisco al sol pensiero. Sono quelli che, al suono di una parola a senso loro sbagliata o di un termine impreciso, si attizzano come carboni ardenti, diventano rossi e urlano: «Che cosa ha detto scusi?» (il lei è d’obbligo); «No, così non va, non va proprio! Io non le permetterò mai di insegnare, lei non capisce quante implicazioni possano esserci dietro un termine sbagliato!» e ti rimandano, convinti di aver udito chissà quale strana corbelleria.

I pignoli: Non è per babbìo, alcuni di loro vogliono sapere davvero tutto. Tutto tutto, e se sbagli un accento sei fuori. Sono di quei prof che ti stanno a seguire attenti, leggendoti il labiale, drizzando le orecchie, bramosi di captare ogni tuo possibile errore, proprio per il gusto di riprenderti e sindacare: «Ah! Un altro errore del genere e sono costretto a rimandarla!». Se l’errore non arriva, sembra che ci rimangono male. Da loro puoi anche aspettarti un 29 perché «il suo esame non è proprio da 30».

I prevenuti: «Da dove viene lei? Dal classico? Ah, allora è avvantaggiato». Chissà quanti 28 “mi sono arrubbato” con sta storia del classico, che se lo sanno i miei prof del liceo si mettono a ridere. O al contrario «Lei viene dal commerciale, cosa l’ha spinta a iscriversi a Lettere?», roba che il povero esaminando già si suona la marcia funebre da solo. Il prevenuto lo riconosci subito dalla fatidica domanda, posta prima dell’inizio dell’esame: «Mi dà il libretto per favore?». A Trapani si dice «fatti a nnomina e va curcate», pure qua per caso?

Gli alternativi: Ci sono anche loro. Certo a Lettere è più facile trovarli, anche perché non ci sono più i Matusalemme di una volta. Per la cronaca, sono stato esaminato anche da un prof con la borsa di Che Guevara e le borchie ai polsi, che mi fumava davanti (nulla da eccepire). Un altro si rullava tranquillamente le sigarette mentre esaminava. Meno male che ci sono, stemperano la tensione.

I tranquilli: Sono i prof normali, i tranquilli appunto. O le madri. Quante volte mi è capitato di sentirmi dire «Vai tranquillo, è una madre!». Oppure «il prof è tranquillo». Nel primo caso il paragone regge e, in effetti, si capisce bene perché si considera la madre e non il padre. L’unica cosa che riuscirei a immaginarmi di mio padre è lui che mi dà un calcio nel sedere perché al posto di studiare “cummattu sempre c’u compiuter”. La materia, a meno che non fai scena muta o non “impacchi minchiate” (c’è un limite a tutto) te la danno. E giudicano anche con serenità ed equità… A volte ti chiedono di aiutarli a valutarti e tu piombi nel più profondo imbarazzo. E cominci a balbettare che hai studiato e che certo ti aspetteresti il meglio e che… niente, il voto non ti esce. Alla fine tanto sempre loro decidono, a che serve?

Gli assistenti: Eccoci arrivati alla categoria più mefistofelica, quella degli assistenti. Che a volte sono più grandi di te di cinque anni e si danno arie come se insegnassero da venti. Riescono a volte a essere più “rompisacchette” dei professori perché chiaramente devono dimostrare loro di essere severi e inflessibili. Pare che sono lì apposta per farvi attummuliare. Del resto ci sono tra loro anche creature adorabili, bisogna dirlo.

Anzi, facciamo così, non credete ad una sola parola di quello che ho scritto: la regola fondamentale è non credere alle leggende sui prof! Vero vi dico: Studiate! Parola di collega fuori corso…

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A proposito dell'autore

Vito Cipolla Maiorana è nato a Erice il 9 marzo 1986, ed è cresciuto nella campagna trapanese tra ville, bagli, ulivi e vigneti. Dopo la maturità classica si è trasferito a Palermo per frequentare Lettere Moderne e dopo aver vinto la diffidenza, non avrebbe voluto più andarsene. A Palermo ha conosciuto l’ amore e tante altre cose importanti per la formazione di un uomo. Ha collaborato con alcune riviste universitarie della Sicilia e adora viaggiare anche se, causa tempo, non può farlo come vorrebbe. Adora anche la pizza, il gelato, il cocktail di gamberi, stare con gli amici, e fare progetti.

5 Risposte

  1. Maria

    Ti consiglio di fare il giornalista,cmq.sono d’accordo con te su molti punti. By Maria ( la tua collega e amica).Ciao caro.
    Pezzo veramente ben argomentato. Complimenti.

  2. laurIata

    Io inserirei un’ altra categoria:
    quello che non ci crede, quello che appena ti siedi ti dice che sarai bocciata senza ancora averti fatto neanche una domanda e che dopo un ora e mezzo di esame ti congeda dicendoti ” Le dò trenta, non posso darle la lode perchè per rispondere ad una domanda ha impiegato 5 minuti per pensarci e cmq signorina non pensavo che lei fosse preparata”.
    Cmq complimenti Vito per i post che scrivi perchè riesci a trasmettere quelli che sono i caratteri principali del mondo degli studenti! Ti seguo anche su Rosalio. Alla prossima!

  3. NTUNI!!!!

    BRAVO VITO SEMPRE UN GRANDE SEI!!!!!sono d’accordo con te, ma viste le ultime mie vicissitudini credo che ci vuole tanta fortuna e una botta di …..ahahaha sperando che IL MIO “CALVARIO” UNIVERSITARIO FINISCA AL + PRESTO TI ABBRACCIO AMICO MIO!

  4. VCM

    per la cronaca all’ ultimo esame la prima cosa che l’ assistente mi ha chiesto è stata: “mi dà il libretto per favore?”…certo lo fanno anche x accertarsi dell’ effettiva identità, ma una sbirciata ai voti la danno!Cmq assistente simpaticissima 😉

  5. Cristina

    Condivido in pieno con tutto quello che hai detto! Specialmente per la categoria degli assistenti! Ahahah… GRANDE!