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Un tampone e non per il Covid: novità sul Parkinson

Ultimamente la parola tampone riusciamo solo ad associarla purtroppo al covid. Specie se si parla del fastidiosissimo tampone nasale con effetto rapido.

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Oggi la scienza invece fa un passo in avanti, anche nel mondo così anche poco esplorato del Parkinson. Pare infatti che con un tampone nasale si potrà diagnosticare precocemente la presenza di questa malattia in maniera preventiva. Prima cioè che i sintomi e i danni al cervello facciano la loro comparsa. È quanto viene pubblicato da uno studio sulla rivista Brain, coordinato da Gianluigi Zanusso dell’università di Verona.

“Grazie” al covid, nasce l’idea del tampone

Il Parkinson è la più diffusa malattia neurodegenerativa. E’ legata a piccoli o medi spasmi, repentini movimenti degli arti, dovuti ad un progressivo invecchiamento e morte dei neuroni.

Come per molte altre malattie, ancora non del tutto esplorate, sono tanti i farmaci sperimentali che limitano o in qualche modo bloccano l’accumularsi di alfa-sinucleina, sostanza che appunto permette ai neuroni di spegnersi e provocare gradualmente una perdita di controllo dei movimenti. Ma l’esigenza primaria, ad oggi, è quella di essere in grado di riconoscere i sintomi di questa malattia. Prima ancora che sia troppo tardi per poter intervenire e bloccare quindi l’avanzare della patologia.

Da qui l’idea di un test non invasivo e rapido basato su un tampone nasale come quello per il coronavirus.

Dal covid al Parkinson: come sfruttare la “positività” della pandemia

Molti soggetti sono già stati sottoposti ai primi tamponi Parkinson e, secondo gli esperti, il tampone positivo nel 10% del gruppo di controllo potrebbe addirittura indicare che quei soggetti a loro volta si ammaleranno di Parkinson in futuro.

La scienza dunque si promette di proseguire con questo metodo e ampliare a più individui la possibilità di effettuare il tampone nasale preventivo per il Parkinson.

Parlare di conseguenze positive del covid è impensabile, ma di sicuro, la cosa positiva è che la scienza, ancora una volta, ha saputo trarre da una situazione d’emergenza gli spunti per crescere e apportare migliorie anche in altri ambiti della medicina.

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