Desideriamo condividere con voi una lettera di un’ex studentessa di Unipa, che ora è un medico, che esprime in modo efficace un sentimento diffuso: la frustrazione che gli studenti possono provare durante il loro percorso accademico. Questa lettera ci ricorda l’importanza di sostenere e incoraggiare gli studenti durante il loro percorso accademico, perché a volte la strada può essere difficile ma con il giusto supporto possono superare le sfide e raggiungere i loro obiettivi
Ecco la lettera
Non sono più una studentessa Unipa, ma lo sono stata per 6 lunghissimi anni.
Oggi riflettevo sulla collega di Milano che si è tolta la vita perché sentiva di aver fallito nella sua carriera universitaria e nella vita.
Ad uno dei miei ultimi esami mi è stato detto, da un prof, che non avrei neppure potuto fare la macellaia, figuriamoci il medico; eppure eccomi qui, laureata con il massimo dei voti ed ho già ottenuto le prime soddisfazioni a livello professionale.
Alcuni professori dovrebbero rivedere i loro metodi Educativi, perché non siamo semplici vasi di pandora da riempire di nozioni, siamo umani e fragili, ed alcuni fragilissimi.
Troppe volte capita di sentire di colleghi umiliati e sbeffeggiati dai prof poiché ritenuti poco preparati. Non si mette in dubbio il giudizio del prof (se non sono preparat* secondo il suo giudizio va bene), ma dovrebbe solo limitarsi a giudicarci per la nostra preparazione sul momento, non altro.
Non siamo dei falliti perché non passiamo un esame o non otteniamo il risultato che volevamo, siamo umani.
Quando non riuscivo più a sopportare la pressione che avevo addosso ho chiesto aiuto, e dobbiamo farlo, non c’è niente di male nella fragilità.
Ringrazio inoltre quei pochissimi prof che invece ci incoraggiano ogni giorno e sono sempre disponibili per qualsiasi chiarimento. Siete in pochi in effetti, ma è giusto menzionarvi e ringraziarvi!
Ce la facciamo tutti, ognuno con i nostri tempi.
Tenete duro e spaccate il mondo in questa sessione, vi voglio bene.
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