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Unipa, volano stracci tra i docenti sul Green Pass: è scontro totale sui social

Lo scontro non diminuisce, ma anzi aumenta con l’arrivo di settembre. All’Università di Palermo sembrano emersi ormai due fronti: uno a favore dell’obbligatorietà del green pass e un altro a sfavore. Il terreno di confronto per i due gruppi restano i social.

E tutto sembra essere partito dal professore Vito Ferro, che in merito a una lettera firmata dai professori dell’ateneo contro la certificazione, ha scritto: “Non possiamo avallare l’idea che un economista si trasformi in un medico- infettivologo perché sarebbe come ammettere che 1 vale 1. Chiedo al mio rettore di intervenire“.

Un pensiero in merito è stato proposto su Live Sicilia da Massimo Costa, professore ordinario di Scienze economiche, aziendali e statistiche dell’Università di Palermo. Il professore Costa, studioso anche di discipline storico-sociali, dichiara che il green pass costituisce di fatto un obbligo alla vaccinazione con un preparato ad oggi sperimentale e per il quale viene chiesto, al cittadino, il “consenso” informato.

“Il consenso in parola – dichiara il professore Costa su Live Sicilia – è ovviamente oggetto di ricatto ed estorsione – mi assumo la piena responsabilità dei termini che sto usando in questa occasione – e quindi è semplicemente formale, inesistente, nullo. Ciò sarà fatto valere, se ancora esisterà in questo regime una magistratura capace di giudicare in maniera indipendente dai gruppi di potere che si sono impadroniti della Cosa Pubblica, nelle sedi opportune.”


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Unipa, volano stracci tra i docenti sul Green Pass

“Sto subendo – Ha scritto su Facebook il professore Gandolfo Dominici, sentendosi messo in causa – shitstorm da parte dei colleghi Unipa a seguito della lettera per test covid gratuiti”. Il professore, per sostenere le sue ragioni, parte dalla tutela costituzionale al diritto all’istruzione. E ricorda anche che il testo del regolamento Ue 221/953 (sul green pass nell’Ue) vieta l’uso del certificato in senso discriminatorio verso le persone che “hanno scelto di non vaccinarsi”.

La richiesta punta, insomma, a evitare a “studenti e personale di effettuare ripetutamente test antigenici rapidi a proprie spese”. Spese che in base ai prezzi dei tamponi variano tra i duemila e i quattromila euro l’anno. Così ha calcolato il sito specializzato orizzontescuola.it. Gandolfo Dominici ricorda che non è soltanto la legge a invitare ad una soluzione alternativa all’obbligatorietà del green pass. Ma anche la scienza.

“Di fatto – scrive – dal punto di vista della sicurezza sanitaria, il test è più sicuro del vaccino. E’ infatti noto che alcune varianti si manifestano anche nelle persone vaccinate”. Tesi che trova conforto anche nell’Agenzia europea del farmaco che al punto numero 13 delle faq sui vaccini per il Covid-19 scrive che “le persone vaccinate dovranno continuare a indossare le mascherine, a evitare assembramenti in luoghi chiusi, a rispettare il distanziamento sociale e tutte le altre norme”. Uno scontro che sembra solo all’inizio.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”

1 risposta

  1. Giovanni

    É una tematica delicatissima che non si affronta con le liti ma con una strategia concordata con i medici universitari preposti alla salute e alla sicurezza dell’Ateneo