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Università: Un reddito universitario per gli studenti, la proposta


L’idea è offrire un sostegno agli studenti che vivono fuori casa per renderli autonomi e consentirgli di partecipare al meglio alla vita universitaria

Tra le richieste di maggiori alloggi per gli studenti, prezzi calmierati per gli affitti o espropri degli immobili sfitti, spicca una proposta: dare un reddito a chi studia all’università. Nessuno “scoglio” relativo alla situazione economica della famiglia di origine, ma una condizione: che lo studente non viva con i genitori.

L’idea – scrive il quotidiano Domani – nasce da Francesco Billari, rettore della Bocconi. Il professore sottolinea che i giovani italiani lasciano molto tardi la casa dove sono cresciuti e che bisogna contribuire alla loro emancipazione: «Se le risorse sono scarse vanno concentrate per gli studenti che decidono di vivere dove studiano».

L’accademico ha in mente un modello individualista, un sistema che esiste nel Nord Europa, dove per avere il sussidio è sufficiente essere in regola con i crediti. Non viene considerata la media, che Billari definisce «un’ossessione solo italiana». L’obiettivo della proposta consiste «nel dare più empowerment ai ragazzi, nello spingerli a essere studenti universitari, regolari e che arrivino alla fine del percorso di studio», dice il rettore.

Vivendo vicino all’ateneo gli iscritti possono partecipare a pieno alla vita universitaria e ai lavori di gruppo, poco compatibili con l’essere pendolari. In Danimarca questo sussidio è realtà, si chiama Statens Uddannelsesstøtte e ammonta a 825 euro per tutti gli studenti che hanno lasciato la famiglia d’origine (e più bassa per chi vive con i genitori).

In Italia, «con pochi fondi meglio dare il sostegno a chi proviene da famiglie più svantaggiate. Ma dovremmo mettere in grado i giovani di scegliere in maniera autonoma, senza dover negoziare con la famiglia». Perciò il rettore valuta coerente dare “il Supporto per la formazione e il lavoro” (Sfl), uno dei due strumenti che sostituiranno il reddito di cittadinanza, agli studenti universitari.

L’Sfl è rivolto alle persone occupabili, consiste in 350 euro, entrerà in vigore il primo settembre e potrà essere dato per 12 mesi a chi parteciperà a programmi di formazione e progetti utili alla collettività. Il professore propone di togliere dallo Sfl il riferimento alla famiglia d’origine per quanto riguarda l’Isee, che al momento non deve superare i 6mila euro. «Questa soglia andrebbe estesa molto di più e andrebbero lasciati fuori solo i benestanti», dice Billari che non si sbilancia indicando una cifra precisa. Ma evidenzia che questo sussidio sarebbe un incoraggiamento per gli studenti.

In merito agli alloggi, Billari dice che nel medio-lungo periodo ci vuole maggiore disponibilità di stanze. Inoltre, ribadisce che l’Sfl agli universitari sarebbe un sussidio aggiuntivo. Il diritto allo studio rimarrebbe, anche se molti studenti non possono accedervi. E 350 euro a chi studia sarebbero l’inizio di un percorso: «C’è chi parla di “sussidi per gli affitti”, io di un trasferimento diretto ai giovani, ma il risultato è simile».

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