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“Va scupati u mari”, origine e sviluppi di una delle frasi siciliane più iconiche

Va Scupati u mari. Non esiste palermitano che non l’abbia mai detto, da quello radical-chic a quello più caciarone. Questa frase, insieme a tanti altri detti siciliani, è uno degli evergreen della cultura dell’isola. Detti e modi di dire che si decompongono con molta lentezza, come dei resti fossili nel terreno, e resistono, venendo tramandati da generazione in generazione. Il nonno regala il detto al figlio, che poi lo va a dare al nipote. Venendosi a formare una catena non voluta e buffa.

Quando si dice “Va scupati u mari”, in pratica si sta proponendo un suggerimento velato nei confronti di un individuo che arreca irritazione psicologica e cutanea. E si propone di dedicare la sua attenzione, piuttosto che alla nostra persona, ad attività che abbiano la stessa utilità della sua presenza nella nostra sfera vitale, ovvero nulla (almeno in quel momento). L’invito cortese è che la persona si impegni per più tempo possibile ad attività il cui fine non è mai raggiungibile, come passare la ramazza per togliere il sale alla massa d’acqua che circonda la nostra Trinacria.

Va scupati u mari per l’ambiente

Oggi questo termine viene trasposto per la lotta all’inquinamento. Tanto che nel 2018 un paio di amici palermitani hanno deciso di creare su Facebook un gruppo pro ambiente e di chiamarlo “Va scupati u mari”. Insieme si erano proposti infatti di fare “plogging” in spiaggia a Mondello.


Con il termine plogging si intende “raccogliere rifiuti mentre si fa jogging”. L’obiettivo era immischiare l’utile con il dilettevole. In pratica il detto “Va scupati u mari” viene prima di Greta Thunberg e dei suoi Fridays for Future.

Nel 2020 quel circolo esiste ancora. E oggi, da 4 amici che volevano divertirsi e cambiare il mondo, come cantava Gino Paoli in una sua canzone, si è trasformato in un mega gruppo da 500 persone. Tutte accomunate per l’amore delle spiagge. 

C’è chi come lavoro spazza il mare

Poi nella vita di tutti i giorni, soprattutto in estate, c’è chi davvero come lavoro va a scupari u mari. Da anni all’alba ad esempio gli addetti delle cabine a Mondello, lavoratori per la compagnia Mondello Italo Belga, fanno con regolarità la pulizia della spiaggia, che poi puntualmente viene sporcata a mezzogiorno da tutti coloro che sostano nella sabbia (si intende per il periodo ante-Covid). Come accade a Mondello, accade in altre località balneari siciliane. E qui ritorna il detto di perdere il tempo scopando il mare. Ovviamente i lavoratori non usano un rastello o una scopa, ma una sorta di trattore che fa da aspirapolvere. 

“Iri a scopare u mari” è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo dovrà pur fare e speriamo che sarà rifatto quando torneremo a ripopolare le spiagge.


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”