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Vaccino al coronavirus. Ci si potrà rifiutare senza essere licenziati?

Vaccino. Dopo aver tanto atteso e sperato, dopo vari rumor e previsioni su quando sarebbe stato disponibile un vaccino anti covid-19, adesso ci siamo. Il vaccino sta per arrivare e subito si pone una spinosa questione: il vaccino potrà essere obbligatorio per tutti? Chi non si vaccinerà in che modo potrà non rappresentare un pericolo per il resto della comunità?

L’opinione del giurista Guariniello sul vaccino

A questi interrogativi, cerano di dare risposta vari esperti di legge. Perché a breve la questione si porrà in maniera seria. E bisognerà capire quale sarà la linea da dottare. 

In questi giorni, a parlare di vaccino e obbligatorietà è stato il magistrato e giurista italiano Raffaele Guariniello. Il vaccino “non è un’indicazione morale, è ciò che prevede la legge”, spiega il giudice al Fatto Quotidiano.

Il vaccino contro il coronavirus non è obbligatorio, ma secondo il giurista manca poco. Pertanto, il mancato rispetto di un obbligo prevede sanzioni come il licenziamento. “Il principio per cui nessuno può essere obbligato a un trattamento sanitario se non per disposizione di legge è previsto dalla Costituzione – prosegue –. L’art. 279 del Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro impone al datore di lavoro di mettere a disposizione ‘vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico, da somministrare a cura del medico competente’”.

In caso contrario, la stessa norma parla chiaro: “Al datore di lavoro è imposto ‘l’allontanamento temporaneo del lavoratore’”. Questo però solo in caso di inidoneità alla mansione su indicazione del medico competente. Da qui la domanda che sorge spontanea: “E come può il medico – si chiede Guariniello – non esprimere un giudizio di inidoneità se il datore di lavoro, proprio su parere del medico competente, ha messo a disposizione il vaccino, poi rifiutato dal lavoratore?”.

In sostanza, “la legge prevede l’obbligo di allontanare il lavoratore e di adibirlo ad altra mansione, ma solo ‘ove possibile'”. Nel caso in cui non lo fosse il lavoratore sarà messo alla porta.

E l’art. 32 dell Costituzione dove lo mettiamo?

A questo punto qualcuno potrebbe lamentare la violazione della volontà personale di non sottoporsi al vaccino.  L’articolo 32 della costituzione infatti, così recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

Quindi Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Quando l’art. 32 dice “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”, intendeva in origine proteggere il cittadino da trattamenti sanitari obbligatori e arbitrari. Nel corso degli ultimi anni però questa norma ha assunto però un valore diverso. Man mano che nella società è andato diffondendosi il principio secondo cui un malato terminale ha il diritto di decidere del proprio destino, l’art. 32 è stato invocato per legittimare l’eutanasia, ossia la morte indotta al malato o la sospensione delle cure per sua volontà.

In Italia l’eutanasia non è legale. 

Art. 32 della Costituzione e coronavirus

Nel caso del coronavirus il contesto è noto: una pandemia che ha fatto decine di migliaia di morti solo nel nostro Paese, lo ha fermato del tutto per mesi. E ancora oggi impone notevolissime restrizioni alle più elementari libertà. Cambiando radicalmente la vita di tutti e rischiando di abbatterne il sistema economico.

In una simile situazione, converremo tutti eccezionale, diamo per assodati un certo numero di presupposti.

Anzitutto che la comunità scientifica nel suo complesso debba garantire, un vaccino, adeguatamente testato, che può giocare una parte importante nel superamento dell’emergenza.

In secondo luogo, che vi sia una campagna di informazione capillare e adeguata a convincere della ragionevolezza della scelta di vaccinarsi. Una campagna che spieghi i (remoti) rischi per chi si vaccina e i (certi) vantaggi per chiunque, soprattutto per le persone più deboli.

Le categorie “obbligate”

A queste condizioni, si pensa che potrà essere disposto, dal Parlamento e con legge, una sorta di obbligo rispetto a un trattamento sanitario in grado di contribuire a debellare la pandemia.

Ma come potrebbe declinarsi un simile obbligo? Certo, non immaginiamo scenari di altri tempi e altri luoghi, con le forze dell’ordine che, casa per casa, somministrino coattivamente il vaccino. Pare invece concepibile un sistema di imposizioni per alcune categorie. E di oneri e incentivi per tutti gli altri.

La profilassi potrebbe essere requisito indispensabile per l’esercizio della professione medica o infermieristica e per chiunque lavori nelle residenze per anziani, per l’inevitabile contatto dei sanitari con persone affette da altre patologie o in là con gli anni.

Così come sembra quasi scontato che possa esserci un obbligo di vaccinazione per il corpo docente e non docente delle scuole, per i rappresentanti delle forze dell’ordine e per tutti i soggetti che per lavoro hanno un contatto frequente e diretto con un numero elevato di persone, soprattutto se fanno parte della pubblica amministrazione.

Chi non esercita queste professioni non sarebbe così soggetto ad alcuna imposizione.

Certo è che la questione è ancora spinosa, e non sarà semplice trovare la quadra legislativa.

Quindi anche stavolta ci si dovrà affidare anche al buonsenso e alla sensibilità degli individui. In attesa di una legge certa e univoca.


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A proposito dell'autore

Da 13 anni laureata in comunicazione e tecnica pubblicitaria. Dopo aver fatto diverse esperienze all’estero, ha deciso di fermarsi nella sua terra siciliana, collezionando anni di esperienza nel campo degli eventi e dell’organizzazione congressuale. Da pochissimo ha fondato una sua agenzia di eventi e comunicazione, la Mapi. E’ appassionata di moda, cinema e spettacolo. Ha un debole per le giuste cause e per i Mulini a vento. Il suo sogno? Coltivare e mantenere vivo l’entusiasmo per la vita e per ogni sua piccola forma e manifestazione. Da 13 anni sono laureata in comunicazione e tecnica pubblicitaria. Dopo aver fatto diverse esperienze all’estero, ho deciso di fermarmi nella mia terra siciliana, collezionando anni di esperienza nel campo degli eventi e dell’organizzazione congressuale. Da pochissimo ho fondato una mia agenzia di eventi e comunicazione, la Mapi. Sono appassionata di moda, cinema e spettacolo. Ho un debole per le giuste cause e per i mulini a vento. Il mio sogno? Coltivare e mantenere vivo l’entusiasmo per la vita e per ogni sua piccola forma e manifestazione.