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Altro fenomeno web: “la Public shaming pandemic

“Shame, shame, shame!”. Non so se siete fan de Il Trono di Spade, ma per me che lo sono, ricordo molto bene la scena famosa della passeggiata della Vergogna che ha coinvolto Cercei.

E se finora pensavamo che questa fosse una situazione paradossale, da vivere e vedere appunto solo sul grande schermo, ci sbagliavamo.

Adesso nasce la “Public shaming pandemic”.

Altro regalo del Covid

La “Public shaming pandemic” è un fenomeno nato con la pandemia sul web, che si trasforma in una vera e propria passerella per la vergogna. Come funziona?

Se il nemico è il Covid, allora bisogna in qualche modo sfogare le emozioni negative ad esso connesse: rabbia, frustrazione, paura, solitudine… come? Sugli altri!

Chi viene punito

Se sei un possibile untore perché sei stato in contatto con persone che hanno contratto il virus, se sei un untore anche potenzialmente o trasgressore delle norme, o anche solo presunto tale, se hai deciso di tornare a casa per le feste di Natale e così mettere a rischio la vita degli altri, compresi i tuoi genitori, se giri per strada senza mascherina, potresti ritrovarti nella posizione di Cercei (Il Trono di Spade), esposto alla gogna pubblica, costretto a provare vergogna per le tue azioni.

Piuttosto che un rintocco di campane per enfatizzare la situazione, ci sarà una pioggia di emoticon e punti esclamativi!

Molti si stanno chiedendo quali effetti può cagionare questa nuova ondata virale che sta impazzando sul web. Ricordiamo che fenomeni come questi hanno addirittura spinto molti giovani, che non riuscivano a sostenere il peso delle critiche, al suicidio.

Sui social la Public shaming pandemic però non si arresta e cresce minuto per minuto.

La sentenza del tribunale online è immediata: nessun appello, nessun avvocato, nessun giudice: uno contro tutti e tutti che emettono la condanna di “mostri assassini”.

Addirittura c’è spazio anche per chi prima era considerato un eroe: gli operatori sanitari.

Come risponde una psicologa sul fenomeno

La dottoressa Valletta, spiega in un articolo di Huffpost, come sia necessario studiare meglio il fenomeno così da intercettarlo per tempo: “A livello nazionale e locale è stato assente il coinvolgimento degli psicologi, che sono abituati a leggere queste dinamiche. I servizi pubblici sono carenti, il privato costa, i cittadini sono lasciati soli in questa lotta. Deve diventare più strutturale nel ragionamento politico il nostro coinvolgimento. Noi psicologi dovremmo lavorare sulla prevenzione, ma così rischiamo di essere solo spettatori”.

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