Poco più del 5% della popolazione siciliana. E’ questo il numero di siciliani che hanno installato l’app Immuni, cioè l’applicazione che dovrebbe aiutare il contact tracing. Dopo le polemiche riguardo le privacy si sapeva che un’app non sarebbe bastata ad organizzare le tre T, cioè testare, tracciare, trattare, ma ad oggi il Sistema Sanitario nazionale deve praticamente fare a meno di un mezzo che potrebbe indubbiamente essere utile.
I siciliani non hanno dato fiducia all’applicazione ed i motivi ipotizzabili sono diversi. In primis c’è la confusione su cosa potrebbe succedere se nel proprio smartphone arrivasse la notifica di un possibile contagio. Nel sito di Immuni c’è scritto di seguire “le raccomandazioni che troverai all’interno dell’app, a partire dal contattare il tuo medico di medicina generale per i dovuti approfondimenti”
La prima T, quella del tracciare quindi è stata licenziata, manca però ora il testare ed il trattare. Qui entrano in gioco le divergenze di trattamento che vediamo anche nelle politiche regionali. Chi utilizza i test rapidi, chi i tamponi “classici” (leggi la differenza), da Regione a Regione e da Asl ad Asl o simili (la denominazione Asl è solo in Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte e Puglia. In altre regioni la denominazione è diversa come ad esempio in Veneto che viene chiamata Azienda – Unità Locale Socio Sanitaria, con l’acronimo Azienda ULSS), le cose cambiano. Una volta aperta la notifica di Immuni quindi, non v’è certezza di cosa succederà. E’ vero che in periodo di lockdown da più parti si sentiva la necessità della responsabilizzazione dei cittadini, ma per ora, e per quanto riguarda l’applicazione Immuni, tutta questa responsabilizzazione non sembra essere bastata.
Ma la Sicilia si sa è una regione”autonoma”. Infatti nell’isola esista anche l’app «SiciliaSiCura». Pensata all’inizio per monitorare chi era in quarantena, dall’8 giugno ha cambiato pelle. Ed è dedicata ai turisti che vengono sull’Isola in vacanza, sprovvisti pertanto di un medico di riferimento. In caso di sintomi, tramite l’app è possibile contattare le (Unità sanitaria di continuità assistenziale turistica) che si occupano del monitoraggio, presa in carico e assistenza degli eventuali casi sospetti da Covid-19 fra i non residenti o domiciliati nell’Isola.
Anche in questo caso l’in-successo è assicurato. Nessuno sa quanti l’abbiamo scaricata e nessuno, o forse, sa quanto in realtà sia costata. Noi ne avevamo parlato QUI.
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