Mi piace pensare che la vita è un gioco, dove né si vince, né si perde. Si partecipa e basta!
E partecipare in qualche modo è vivere a prescindere da come andrà a finire.
In un contesto in cui la nostra società è diventata terribilmente seria, in preda a controllare un’epidemia fuori controllo e a gestire impeccabilmente come marionette i fili che muovono le nostre scelte, che siano universitarie, scolastiche, di lavoro o che siano semplicemente di vita ordinaria, bisogna trovare un margine di spazio per la rilassatezza! Si, rilassatezza, non relax! Rilassatezza come State of mind!
La semplicità è andata a farsi fottere e tutto si racchiude in rapporti futili, di facciata, in comode amicizie, in veloci relazioni transitorie, in pregiudizi e giudizi, etichette e lamentele.
Mò basta! Questi social non fanno altro che accrescere il nostro ego smisurato che se ne inventa sempre una per apparire e farlo al meglio delle proprie possibilità. Siamo finiti per ricoprire il ruolo di un personaggio immaginario e inesistente, vittime di un ego folle e smisurato.
La libertà o quella che crediamo lo sia, è diventata una prigione senza sbarre. Forse essere liberi vuol dire avere la libertà di fare e dire ciò che si vuole senza ritegno alcuno?
Se per un attimo molliamo la presa, questo finto senso di libertà e smettiamo di cedere all’ansia da prestazione social, ci accorgiamo che essere davvero noi stessi è la cosa più bella che ci sia capitata.
Ed essere noi stessi a volte sembra un lusso, in un contesto in cui bisogna strutturare bene il post da pubblicare, mettersi in posa per il selfie, scegliere la giusta inquadratura, luce, prospettiva, distanza e angolazione, scegliere il filtro migliore e la frase impattante ad effetto wow!
E pensare che da bambini l’unica cosa di strutturato a cui pensavamo era in quale punto dell’immensità, costruire il nostro castello di sabbia… ed era così meraviglioso!
Tutto senza regole, sovrastrutture e progetti. Tutto con una rilassatezza e una libertà spregiudicata che a pensarla oggi, quasi mi imbarazza! Quanta invidia di me, di noi, da bambini!
Ma se di colpa si può parlare, quella è da ricercare solamente in noi, in noi che abbiamo confuso i nostri capricci per desideri, il nostro arrivismo in sogni, la nostra libertà in assenza di scelte.
Dobbiamo smettere per un attimo di pensare al passo successivo e goderci solo la rilassatezza. Non siamo soldati in trincea, non ci sono trofei da guadagnare o medaglie da appendere. La gloria dei social e di questa modernità, a volte stupida, è una gloria apparente ed evanescente.
Un giorno sarà spazzata al vento come fuliggine e cosa resterà di noi? Quando non ci sarà più il pubblico ad applaudirci con i like e le emoticon, cosa ci rimarrà da raccontare ai nostri figli?
Come ci guarderemo allo specchio pensando alle vere imprese che trapelano sulla nostra pelle?
Se davvero pensassimo a liberarci per un attimo da tutte queste congetture mentali che ci inchiodano, potremmo scoprire e riscoprirci, nudi e crudi, andando al nucleo della nostra essenza, genuina e così casta da preservare. E che forse, piuttosto che prenderci sul serio come stiamo facendo, potremmo godercela di più, perché in fondo la vita è un gioco. E i giochi, fanno bene al cuore!
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