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Tra studio, sfruttamento e sogni: i giovani di oggi andranno in pensione a 71 anni (forse)

Sarà tardivo parlare di pensioni e di giovani, che oggi hanno appena 20 o 30 anni, ma per molti è quasi una certezza: si andrà in pensione, se tutto va bene, a 71 anni. Tra stage non certificati, lavori in nero sempre dietro l’angolo più facile da percorrere, riuscire ad agguantare la pensione sarà una vera e propria odissea.

Anche gli ultimi dati Istat non sono gratificanti. A cinque anni dal completamento degli studi, poco più di un giovane italiano su tre (37%) ha un lavoro stabile. Mentre un quarto degli intervistati (24%) risulta disoccupato. Un’esigua minoranza, il 12%, possiede una casa di proprietà. Quattro giovani su dieci (40%) non fanno richiesta di mutuo perché non hanno le condizioni necessarie per ottenerlo. La casa dunque è un miraggio per molti. Solo il 7% ha chiesto un mutuo e l’ha ottenuto. 

La pensione per molti under 35 non è solo qualcosa da vedere più in là. Almeno il 64% ci ha ragionato su. Ma è un pensiero nero perché immaginano, appunto, che sarà il tempo dell’indigenza. Il futuro lontano è per loro un incubo. Solo il 32% si è informato sui contributi versati. La stessa percentuale che spera di avere almeno 1000 euro di pensione.


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I giovani di oggi andranno in pensione a 71 anni

Gli altri si immaginano una pensione ancora più bassa. E se 8 su 10 dicono sì all’introduzione dei contributi figurativi e 7 su 10 anche alla pensione di garanzia, un’idea li accomuna: è lo Stato (ma anche la Ue) che dovrebbe farsi carico del problema (94%).

In merito ha dichiarato Maria Cristina Pisani, presidente del Cng (Consiglio Nazionale dei Giovani): “Chiediamo nuovi interventi normativi tra cui un tavolo di lavoro con il Governo sulla pensione di garanzia per i giovani e l’istituzione di un Osservatorio ad hoc che monitori gli impatti degli interventi, centrato su una strategia volta a ridurre la percentuale di Neet, come indicato nell’Agenda 2030”. 


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A proposito dell'autore

Mi chiamo Morana Alessandro, classe 2000, palermitano. “non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”