Dopo un’intera giornata all’insegna dei dubbi e delle incertezze, con un braccio di ferro infinito tra Regione e Comuni, in Sicilia oggi numerose scuole sono rimaste chiuse. Alcuni genitori non ci stanno e si dicono pronti ad impugnare le ordinanze dei singoli sindaci.
Caos scuole in Sicilia: Regione vs sindaci
Dopo l’annuncio di ieri pomeriggio da parte del governo regionale di voler riaprire le scuole, i sindaci dell’Isola, preoccupati per l’alto numero di contagi da Coronavirus, hanno deciso di riunirsi. L’assemblea dei primi cittadini è giunta così, in tarda serata, ad una soluzione ben diversa: ciascun avrebbe deciso in autonomia. L’assemblea dei sindaci ha, in particolare, espresso l’orientamento di “ricorrere ai poteri di ordinanza, avendo riguardo alle specifiche condizioni dei singoli Comuni, attesa l’esistenza di pericolo a causa della mancanza dei necessari dati e dell’inadeguatezza degli strumenti necessari”. Le scuole, dunque, dovrebbero riaprire in presenza lunedì 17 gennaio.
L’opposizione dei genitori
L’improvviso cambio di rotta, come si può ben immaginare, ha creato non pochi disagi alle famiglie siciliane, oltre che alle stesse scuole che hanno dovuto rapidamente predisporre le modalità per la Didattica a Distanza.
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Ricorso scuole chiuse in Sicilia: la nota
A Palermo, un gruppo di genitori composto da professionisti, avvocati, magistrati, ha scritto una nota in cui si esplicita la volontà di ricorrere contro i provvedimenti che impediscono il ritorno tra i banchi dei propri figli. Di seguito, la nota ufficiale:
“Non possiamo ancora subire le irragionevoli decisioni adottate a livello prima regionale ed ora anche da parte dei Sindaci di Palermo e Agrigento, provvedimenti che appaiono, inoltre, palesemente contrari alle legge, alle decisioni della Corte Costituzionale che ha già chiarito che le misure di contenimento dei contagi dovuti a Covid 19 rientrino nella materia della profilassi internazionale e pertanto alla competenza esclusiva dello Stato, e che deroghe alla ‘scuola in presenza’ siano ammesse solo nel caso in cui si tratti di ‘zona rossa’, e sulla base di presupposti che non appaiono ricorrere nel caso in esame, sia in fatto che in diritto“.
“Per queste ragioni – continua la nota – siamo decisi da genitori e da cittadini, magistrati, professionisti, dipendenti pubblici e privati, ad impugnare i provvedimenti emessi in violazione di legge, e dell’interpretazione resa dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità a tutela del diritto allo studio garantito dalla Costituzione, messo fortemente ed irragionevolmente alla prova e sacrificato, da ordinanze non sorrette da alcun supporto normativo”.
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