Con quali lauree si guadagna di più? Il dilemma esistenziale, “meglio rimanere fedeli alla propria vocazione, o trovare subito un impiego?”, si manifesta solitamente quando, cercando una risposta a questo interrogativo, ignoriamo del tutto gli indizi che arrivano dal mercato del lavoro.
Sempre prodigo di lezioni preziose, di principi che credevamo dimenticati per sempre, e dritte travestite nei modi più impensabili, una direzione, anche stavolta, il mercato del lavoro sembra volercela indicare.
Prendete ad esempio l’ultimo rapporto sul profilo e sulla condizione occupazionale dei neolaureati in Italia: la fotografia scattata da AlmaLaurea e in cui si evince, tra le altre cose, anche la lista delle facoltà più redditizie del momento. Ecco, da questa indagine, condotta su un campione di oltre 276mila laureati a vario titolo, iscritti in 74 diverse università del paese, emergono numeri che raccontano benissimo verso quale direzione sembra orientato oggi il mercato del lavoro. E il modo in cui, assestandosi nel tempo, questo indichi – in qualche modo – una strada da seguire.
A mettersi lì e riscrivere la rotta tracciata dai numeri di questa indagine, si scopre, tanto per cominciare, che laurearsi conviene ancora. Il modo più rapido per trovare lavoro, spiega il rapporto, è infatti mettersi alla ricerca del giusto impiego con già una laurea in tasca. Il principio è semplice: più aumenta il livello di studio, meno possibilità ci saranno di restare inoccupati. Per dirla coi numeri, a un anno dal titolo di primo livello, mettono le mani su uno stipendio più del 71% dei laureati. Che diventa il 74% quando parliamo dei magistrali biennali.
Okay, sappiamo cosa vi state chiedendo in questo momento: cosa devo studiare, allora, per dare un senso alla mia carriera? Anche voi, però, che domande: viviamo nell’evo dell’intelligenza artificiale, degli algoritmi predittivi, dell’ICT, dei Big Data, della cyber security; cosa volete che ci sia mai in cima all’elenco delle lauree più richieste dalle aziende? Ingegneria, ovvio. Il tasso di occupazione di un laureato in ingegneria, a un anno dalla laurea di primo livello, è infatti pari al 94,6%. Sul podio, insieme agli ingegneri, salgono – anche qui senza troppe sorprese, date le premesse – gli specializzati in materie economico-statistiche (il 91,6% di loro trova lavoro entro i primi dodici mesi dalla tesi) e gli esperti in ambito medico/sanitario (93,8%).
Tra le lauree con un tasso di occupazione compreso tra l’80 e il 90%, quindi al di sopra della media, compaiono, invece: architettura (88,8%); chimico-farmaceutico (88,2%); educazione fisica (87,7%); scientifico (87,1%); agraria e veterinaria (86,6%); linguistico (86,3%); politico sociale (84,8%); psicologico (83,2) e insegnamento (82,4%). A fare più fatica di tutti, con un tasso di occupazione inferiore alla media dell’80%, gli indirizzi letterario (79,7%), geo-biologico (78,5%) e giuridico (76,5%).
Come tutti i mercati che si rispettino, va da sé che anche quello del lavoro sia regolato sul principio della domanda e dell’offerta. Non deve stupire, perciò, di sapere che la retribuzione netta più alta, percepita a un anno dalla laurea, spetti proprio agli ingegneri. I quali, con 1.753 euro, guidano la classifica dei paperoni tra i neolaureati italiani.
A seguire, compaiono gli specialisti in ambito scientifico, che a dodici mesi dalla fine del percorso di studi staccano un assegno medio mensile di 1.668 euro. Dietro di loro i laureati del chimico-farmaceutico (1.633€); del ramo economico-statistico (1.543€) e del comparto medico e delle professioni sanitarie (1.487€). Completano la lista i neolaureati in agraria e veterinaria (1.363€); gli architetti freschi di titolo (1.337€); i laureati in materie politico-sociali, che si portano a casa, in media, ogni mese, 1.329€; gli specialisti in materie linguistiche, cui toccano, a un anno dalla laurea, 1.269€ di media; i dottori in educazione fisica (1.228€) e i laureati in materie giuridiche (1.210€) e letterarie (1.168€).
Chiudono la lista delle facoltà più redditizie del momento quelle relative all’insegnamento (1.127€) e alla psicologia, con “appena” 1.042€ di retribuzione media netta mensile, ottenuta dopo un anno dal titolo.
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