Cucina, pulizie e la gestione della casa. Sono questi gli argomenti delle domande per sole donne di un questionario consegnato ai pazienti guariti da Covid-19 in un ospedale lombardo.
Dalla preparazione del pranzo alla biancheria. Sono state queste le domande di un questionario sottoposto ad alcuni pazienti al termine di un controllo post-Covid nell’ospedale di Bollate, in provincia di Milano. A far scoppiare la polemica, il fatto che queste siano state rivolte soltanto alle pazienti donne guarite dal Coronavirus. A denunciare sui social il presunto questionario sessista è stato Luca Paladini, portavoce dei Sentinelli di Milano. La direttrice generale dell’ Asst Rhodense, che ha elaborato il questionario,si scusa per l’increscioso errore, ritirando immediatamente il documento.
Una traduzione sbagliata
Il modulo incriminato non sarebbe un questionario originale, ma si tratterebbe di una maccheronica traduzione dell’Instrumental activities of daily living americano (MaineHealth), studio che mira a ricostruire il ritorno all’abituale stile di vita delle persone guarite dal Covid. Tuttavia, nell’originale modulo americano non esiste una postilla per sole donne inerente alle “mansioni”, così come invece riportato nel questionario italiano. “Come mai su quello italiano distribuito da Regione Lombardia nell’ospedale c’è?” si chiede proprio Luca Paladini, il primo a sollevare la polemica. E sulla postilla fuori luogo aggiunge: “In particolare da noi uomini dovrebbero partire stupore e indignazione, se vediamo circolare cose del genere”.
La polemica
Il post pubblicato da Paladini sui suoi profili social ha sollevato, nel giro di pochi secondi, un polverone di critiche con centinaia di commenti indignati e sarcastici: “Spaccare la legna e cacciare le lepri (solo per uomini) non c’è?” o ancora “Ma questo è un questionario che risale all’epoca della peste bubbonica di memoria manzoniana… giusto?”. Crediamo assolutamente nella buona fede dell’azienda che ha sottoposto il questionario, ma di certo un po’ di attenzione in più poteva esser fatta. Forse l’errore non è subito saltato all’occhio perché colpa di una cultura ancora troppo tristemente radicata?
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